Rodrigo Amarante in Italia (potenza di Netflix!)

Meraviglioso concerto tra i Colli Euganei per il cantautore brasiliano di base a Los Angeles

Rodrigo Amarante
Recensione
world
Anfiteatro del Venda, Galzignano Terme
Rodrigo Amarante
24 Luglio 2018

Bianca la chitarra. Bianchi i pantaloni e la giacca. Bianche e gialle le luci della pianura. Un filo di vento a spettinare le cime degli alberi, la luna in cielo che piena e tonda aspetta in silenzio l'eclissi del secolo. La serata è magica tra i filari dei Colli Euganei, nel catino di erba e di grilli dell'Anfiteatro del Venda. Sul palco Rodrigo Amarante, in Italia per un mini tour in cinque tappe che sa di miracolosa benedizione (potenza di Netflix!). Un saluto al pubblico, un eloquente accenno alla vertigine da cartolina che si spalanca alle sue spalle («que privilégio!») e poi la dolcissima “Irene” ad aprire un'ora abbondante di perle luccicanti e preziose.

In scaletta gran parte dei brani registrati per Cavalo, il disco dell'esordio solista uscito nel 2013 in Brasile e distribuito in Europa dalla Rough Trade: dai paesaggi sognanti della nostalgica “O cometa”, ai fremiti morriconiani della polverosa “Tardei”; da “Fall Asleep” e “Hourglass”, alla commovente “The Ribbon”; dall'ipnotica “Mon nom”, che dopo il portoghese e l'inglese vira verso il francese, alle soffici cadenze di “Nada em vão” e al baratro di malinconia di “I'm Ready” (forse l'apice dell'intero concerto).

La voce calda, ferma, impeccabile; le dita sicure, precise e veloci a danzare tra le sei corde. Non un cedimento, non una sbavatura. Accompagnato al piano elettrico in un paio di brani da Natalie Bergman dei Wild Belle (manco a dirlo, di bianco vestita), l'ex cantante e chitarrista dei Los Hermanos (che fanno capolino tra gli arpeggi della struggente “Um milhão”) ripesca pure un paio di meraviglie dall'omonimo disco dei Little Joy, la band fondata nel 2008 con Fabrizio Moretti, il batterista dei The Strokes, e la cantante Binki Shapiro: prima la caracollante “With Strangers”, uscita dritta dritta da una bettola di Los Angeles (città dalla quale il cantautore brasiliano ha scelto di farsi adottare), poi l'estasi languida dell'impalpabile “Evaporar” (l'altro vertice assoluto della serata). Stupendamente fuori contesto il delirio carioca di “Pode ser”, incisa a suo tempo con l'Orquestra Imperial, e l'inevitabile “Tuyo”, cantata in spagnolo e scritta per Narcos, la serie Netflix che ha portato in giro per il mondo la voce di Amarante. Applausi a catinelle (strameritati), un paio di bis inediti (in arrivo un nuovo disco, pare nel 2019), qualche sorso di vino direttamente dal collo dalla bottiglia e tanti saluti a uno dei concerti dell'anno.

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