Se è dalla catena del celebre cigno che Lohengrin alla fine fa risorgere Gottfried von Brabant, perché non lasciare che sia proprio la presenza di questo fanciullo a simboleggiare sulla scena l’animale fatato? Ha optato per questa efficace soluzione la regia di Tatjana Gürbaca nel proporre una lettura decisamente moderna del capolavoro di Wagner, prima nuova produzione che il sovrintendente Hein Mulders ha voluto dedicare – dopo un periodo di assenza dalle scene – al musicista che proprio a Essen, nel moderno Aalto-Musiktheater, vanta una lunga tradizione esecutiva. Per rinnovare la tradizione la Gürbaca ha pure puntato su un contesto che rimandava a situazioni golpiste piuttosto che ai nobili sassoni immaginati da Wagner. Heinrich del Vogler ha assunto dunque le sembianze di un dittatore mediorientale, se non addirittura dell’America Latina, alla testa di soldati pronti a marciare al suo seguito e il duello iniziale tra Telramund e Lohengrin si è necessariamente consumato a colpi di pistola. Questo deve aver scontentato una parte del pubblico, che alla fine dello spettacolo ha fatto sentire qualche voce di dissenso. Ma il complessivo assetto scenografico ha avuto comunque il pregio di dare a tutta l’azione teatrale un senso di novità e al tempo stesso di forte densità della vicenda e delle emozioni a questa legate, stante la netta delimitazione fisica portata da due ampie pareti bianche che si aprivano al pubblico, delimitazione che solo alla fine ha lasciato il posto a una scena totalmente aperta. Forse a indicare che la rivelazione finale del proprio nome da parte del protagonista e la restituzione del legittimo erede di Brabante, apre il mondo a una realtà più ampia, ma anche più ignota, di quella in cui prima pensava di essere confinato. Notevole tutto il cast vocale, con la superba Jessica Muirhead
nel ruolo di una Elsa estremamente duttile nella sua tormentata psiche, e col tenore svedese Daniel Johansson nei panni di Lohengrin, entrambi gli interpreti al loro debutto nella città tedesca. Tomáš Netopil ha portato al successo questa ‘première’ grazie a una direzione estremamente attenta e mai pesante, ma soprattutto potendosi avvalere di un’orchestra (e di un coro) estremamente puntuale in tutti i suoi settori, capace di dare efficace risalto ai molti dettagli strumentali che caratterizzano la partitura, visibilmente legata a quelle sonorità romantiche che Wagner stesso riconosce nel titolo.
Interpreti: Lohengrin: Daniel Johansson
Elsa von Brabant: Jessica Muirhead
Friedrich von Telramund: Heiko Trinsinger
Ortrud: Katrin Kapplüsch
Heinrich der Vogel: Almas Svilpa
Heerrufer des Königs: Martijn Cornet
Regia: Tatjana Gürbaca
Scene: Marc Weeger
Costumi: Silke Willrett
Orchestra: Essener Philharmoniker
Direttore: Tomáš Netopil
Coro: Opernchor des Aalto-Theaters
Maestro Coro: Jens Bingert
Luci: Stefan Bolliger
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento