Rinaldo post-moderno

Ai Münchner Opern-Festspiele è stato riproposto l'allestimento di Rinaldo firmato da David Alden, Paul Steinberg e Buki Shiff. Le vicende della Gerusalemme liberata sono state lette come una commedia sexy, un delirio visivo fatto di ambienti coloratissimi, forti contrasti stilistici, un trascinante ritmo di immagini. Ben assecondato dalla direzione di Ivor Bolton.

Recensione
classica
Bayerische Staatsoper Munchner-Opern-Festspiele Monaco di Baviera
Haendel
24 Luglio 2003
"Rinaldo è una commedia sexy, con una venatura di commedia dei travestimenti quando Armida nei panni di Almirena attrae, senza volerlo, Argante". È una delle idee che hanno guidato David Adlen nell'allestimento dell'opera händeliana, ripresentata al Nationaltheater di Monaco nell'ambito dei Münchner Opern-Festspiele. Un'allestimento che trasformava in satira gli ideali cavallereschi, la fede cristiana, l'amore, le storie dei crociati (secondo il regista inglese c'è già molta ironia nella musica di Händel, come l'aria "Combatti da forte" che ha un testo eroico e patriottico ma il tono scanzonato di un vaudeville). Alden, insieme a Paul Steinberg e a Buki Shiff ha individuato una sorta di stile barocco-post-moderno, ampiamente collaudato nelle opere di Händel (nello stesso festival è stato presentato un nuovo allestimento di Rodelinda), un vero e proprio delirio visivo, fatto di ambienti coloratissimi, come parchi giochi, di forti contrasti stilistici, di grottesche proiezioni di volti, di oggetti presentati in dimensioni diverse (il bambolotto di Almierna diventava gigantesco, come un incubo sinistro). Ma il ritmo delle immagini era trascinante, e in perfetta sintonia con la musica. Il palazzo incantato di Armida era trasformato in camera sghemba, dalle pareti multicolore (con un ritaglio nella parete con la sagoma di Almirena), a metà tra un oggetto pop-art e la parodia di un salotto borghese anni 50; la città di Gerusalemme in una impalcatura con un acceso fondale arancione, e la sagoma al neon di uno scivolo con tre figure femminili; l'accampamento e l'esercito dei crociati in una serie di piccole canadesi rosse, e in una parata di statuette di statuette di Gesù Cristo (buttate poi giù con effetto domino). Rapida e incalzante la direzione di Bolton, plasmata con cura estrema del fraseggio. Rinaldo (in abito da boss mafioso) era Ann Murray, dalla voce agile e espressiva, ma a tratti un po' sfocata. Armida era l'argentina Veronica Cangemi, conosciuta al pubblico di Monaco già in Ariodante e Xerxes, ben calata nel suo ruolo di "sexy bad girl" (Alden la vede come una Mae West del teatro settecentesco). Almirena era Deborah York, cantante di grande vis comica, dal timbro vocale non bellissimo, ma magistrale nell'affrontare parti impervie come l'aria, molto appaludita, "Bel piacere è godere fido amor". Esilarante la coppia formata da Dominique Visse (Goffredo) e Axel Köhler (Eustazio), che sembravano Woody Allen e il tenente Colombo.

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