Red Wine Party, il decimo anno
Grande festa al Teatro della Tosse di Genova per il decennale dell'appuntamento fisso del bluegrass in Italia
Qualcuno, negli Stati Uniti, ha fatto questo paragone, rivolgendosi ai membri della Red Wine: “Beh, tenere in vita un gruppo che suona musica bluegrass in Italia per quarant’anni è più o meno come riuscire a mantenere solido e compatto un cubetto di ghiaccio nel deserto”. Lo sappiamo che begli scherzi fa la passione musicale, soprattutto quando scorre sotto pelle e sotto traccia, e diventa un placido e ininterrotto fiume carsico che ti conforta per una vita.
Leggi la recensione del Bluegrass Party n. 9, 2017.
Red Wine ha festeggiato due compleanni, a Genova, al Teatro della Tosse che marcava un significativo “tutto esaurito”. Quarant’anni di attività, e il decennale del Bluegrass Party, l'appuntamento annuale che, oltre ogni routine, si trasforma in una festa sul palco e in sala con intervento di tanti ospiti.
L’occasione era triplice, verrebbe anche da dire, perché in più c’è un disco nuovo di zecca, registrato in un magnifico studio fra i boschi del North Carolina da Jens Krüger: Carolina Red / Vintage 1978, e si noti l’ironia nel riferimento a se stessi come pezzi di modernariato. La realtà ci racconta un’altra storia, invece: Martino Coppo e Silvio Ferretti, rispettivamente banjo e mandolino, sono tosti e vitali veterani di quel suono in due quarti veloce e scaltrito nel gioco di effetti strumentali e nelle armonizzazioni vocali, Lucas Bellotti al basso e Marco ferretti alla chitarra flatpicking la prossima generazione. E da aggiungere c’è anche la batteria dal timing ineccepibile di Davide Zalaffi. Ma il cambio totale della guardia è ben lontano, a giudicare dalla festosa leggerezza della festa per le due ricorrenze, che alla fine ha convogliato sul palco quindici musicisti. Andremo a citarli subito: Pierette Berenzen e Carlotta Risso alle voci, Francesco Bellia (ex New Trolls alle tastiere), Roberto Bongianino alla fisarmonica, Paolo Bonfanti alla chitarra, Paolo Ercoli a dobro e pedal steel, Fabio Consano all’armonica, Stefano Peo Cavallo al basso.
C’era poi anche Roberto Zizzo, lo scenografo, pittore e disegnatore della lirica che per una volta, in tempo reale, ha improvvisato magnifici disegni sul palco ispirati ai brani rimandandoli sul grande schermo alle spalle dei musicisti. In un concerto della Red Wine ci sono due livelli di attesa: la classicità bluegrass, ed ecco allora ineccepibile versione di "Somewhere Between" del grande Merle Haggard, o "McCaleb", di Ferretti, un bluegrass che riporta forti fragranze d’Irlanda nel profilo melodico, o ancora la splendida "American Girl" di Tom Petty debitamente bluegrassizzata, e le sorprese “pure”.
Questa volta è arrivata con l’ingresso sul palco di un grande degli anni Sessanta che un giorno, molti decenni fa, si trovò a incrociare la musica con Red Wine: Michele Maisano. L’uomo di “Se mi vuoi lasciare”, vittoria al Cantagiro 1963. Un pezzo di storia del rock’n’roll italiano che idolatrava Elvis. Una scatenata "Susan dei marinai" (quanti sanno che il testo fu scritto da Fabrizio De André?), e poi un incredibile, divertito medley di rock‘n’roll , come Michele cantava nei locali dell’angiporto genovese mezzo secolo fa, e più, con tanto di musicisti sdraiati per terra.
Chiusura da brividi, per il Bluegrass Party, con "Un Ponte", scritta dal cantautore Silvano Chidda per il crollo del Morandi, piccola gemma che sembra uscita dalla penna di Tenco, e una liberatoria "Stand By Me" con tutti i musicisti sul palco. Poi, tutti a brindare nel foyer. Per i prossimi quarant’anni.
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