Quando la musica d’oggi pensa all’orchestra

Roma: L'Orchestra Sinfonica Abruzzese per il Festival di Nuova Consonanza

L'Orchestra Sinfonica Abruzzese
L'Orchestra Sinfonica Abruzzese
Recensione
classica
Roma, Teatro Palladium
Thinking for orchestra
23 Novembre 2019

Non uno ma tanti pensieri della musica d’oggi, tutti rivolti a quel meraviglioso strumento che è l’orchestra. Intitolato come il celebre trattato di René Leibowitz, Thinking for Orchestra, il concerto che si è svolto al Teatro Palladium di Roma nell’ambito del 56° Festival di Nuova Consonanza ha voluto offrire una visione articolata sulla produzione contemporanea per orchestra, veicolando – tra le righe del pentagramma – anche un preciso messaggio artistico: la cosiddetta musica assoluta ancora ha da dire la sua, senza dover ricorrere a intermediari come un testo, una qualsiasi immagine o evocazione, elementi certo del tutto legittimi ma che portano spesso il materiale sonoro verso altre direzioni funzionali.

Affidato all’Orchestra Sinfonica Abruzzese, sotto la direzione di Marco Moresco, il programma si è aperto con Fantasia for Streicher di Hans Werner Henze, che del citato Leibowitz fu allievo a Darmstadt, brano che in realtà traeva ispirazione da un repertorio più antico, trasfigurato in sonorità eteree per diventare colonna sonora di un film di Volker Schländärff (Der junge Törless del 1966). Più vicino ai nostri giorni – anche se in realtà prossimo all’età che Dante definiva il “bel mezzo di nostra vita” – Vertige di Luca Francesconi ha virato verso tutt’altro tipo di linguaggio, con un turbinio di suoni che dall’estremamente acuto trascinava l’ascoltatore verso il basso, come un vero vortice. In questa panoramica con cui si voleva rendere conto non di uno ma di tanti pensieri diversi, l’unica effettiva novità è stata quella di Paolo Rotili, in prima esecuzione assoluta. Fade-in/Fade-out - tre frammenti sul dolore utilizzava frammenti di tre grandi come Monteverdi, Bach e Desprez, ma il compositore romano è riuscito a raggiungere un interessante e originale risultato, trasfigurando quel materiale, percepibile solo in lontananza, all’interno di un tessuto orchestrale particolarmente espressivo e ricco di colori strumentali, dotato soprattutto di una struttura organizzativa al proprio interno.

Recenti anche i tre brani successivi – tutti del 2018 e commissionati dalla stessa Orchestra Sinfonica Abruzzese – frutto della creatività di artisti appartenenti a generazioni più fresche. Dall’atmosfera spaziale di Dark Clouds, del compositore Vito Palumbo, alla manipolazione di una melodia ormai frammentata e quasi prossima a liquefarsi, che sembrava contraddistinguere Grammatica dell’istante di Federico Gardella, per concludere con la Fenice d’Acqua di Alessandra Ravera, lavoro caratterizzato da un costante uso melodico degli ottoni e da molte percussioni, opportunamente usate per drammatizzare la scena sojora. Tutti brani in cui l’impressione prevalente è stata quella di trovarsi di fronte a molteplici buone idee, che però ancora attendono di potersi articolare in un pensiero di più ampia gittata, quello che si era chiaramente potuto seguire con i lavori di Henze, Francesconi e Rotili.

Complessivamente la scelta di presentare molteplici pensieri musicali del fare musica oggi è stata quanto mai apprezzata, del resto per diffondere il repertorio contemporaneo tra un pubblico ormai non particolarmente curioso la varietà è sicuramente da preferire a scelte monografiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Orchestra Sinfonica Abruzzese

Marco Moresco, direttore.

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