Prosseda, il pianista delle sfide
Sala piena alla IUC per il piano-pédalier e Morricone in prima assoluta
Recensione
classica
Amato da Mozart, considerato (a torto) da Schumann il pianoforte del futuro, il piano-pédalier è nato a nuova vita grazie alla fertile creatività di Roberto Prosseda. Conoscevamo il pianista come elegante interprete mendelssohniano dal tocco eccezionalmente cantabile e intenso, dalla padronanza tecnica totale; con questo concerto ha mostrato al pubblico attento che riempiva l’Aula Magna della Sapienza, anche le sue doti di virtuoso, oseremmo dire, acrobatico suonando con mani e piedi i due pianoforti sovrapposti che costituiscono questo curioso strumento. Il programma ha spaziato da trascrizioni di Bach e Mozart a pezzi originali di Schumann (forse i migliori dal punto di vista della resa sullo strumento) e del francese Alkan, che fu ai suoi tempi un virtuoso del piano-pédalier e ha lasciato un repertorio che è più che altro un rebus, per la difficoltà di esecuzione. La domanda è: perché resuscitare un strumento fossile e per di più così difficile da suonare? La risposta l’ha data Ennio Morricone, accettando l’invito di Prosseda a comporre un pezzo nuovo, Studio IV bis, la ben riuscita versione per piano-pédalier di una composizione precedente, per pianoforte solo: un brano virtuosistico, caratterizzato da un ritmo serrato, frequentemente sincopato, a creare un orizzonte spigoloso e prepotentemente mosso, come un prisma che girando su se stesso offra sempre nuove facce a chi lo guarda, che è stato molto apprezzato dal pubblico in sala. Dunque questo strumento che viene da un passato remoto può stimolare la creatività di oggi? Sembra essere questa la sfida che Prosseda lancia ai compositori nostri contemporanei. Staremo a vedere chi vorrà coglierla.
Interpreti: Roberto Prosseda, pianoforte
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