(Piccolo) Miracolo a Ravenna

"La Mano", del Teatro delle Albe, musica di Luigi Ceccarelli: un'ottima idea su come risolvere l'interazione di scena musica attore luci

Recensione
classica
Ravenna Festival Ravenna
musica e regia del suono di Luigi Ceccarelli
23 Giugno 2005
Quanto discutere, per un secolo e più, di teatri totali, sinestesie, interazioni, e quante fatiche toccate al pubblico, in nome di necrofila sperimentazione. A Ravenna Festival, Teatro Rasi, un piccolo colpo di spugna. "Piccolo" perché a misura, senza proclama e in sala non aulica. Piccolo ma efficacissimo: un gran bello spettacolo. Teatro (non "prosa"): ma c'erano colleghi "della parola" stupiti di trovare lì noi "della musica". Questa produzione del Teatro delle Albe – luogo di ricerca e scena colta sempre importante in questi anni – s'intitola "La Mano". E' teatro e basta: un monodramma, recitato con forza su una corda alta e tesa (forse un'altra corda aggiuntiva non farebbe male) da Ermanna Montanari, scritto molto bene da Luca Doninelli, messo in scena con violenza trasfigurata e asciutta da Marco Martinelli, con luci straordinariamente 'prospettiche' e incisive di Vincent Longuemare, con scene e costumi come sempre assai accorti, pertinenti e "parlanti" di Edoardo Sanchi. Eccellente produzione, questo spettacolo che è stato in Belgio e in Francia e ora va Torino e Volterra. Non è una dimenticanza, quella concernente la musica: merita grande attenzione, last but not least, la qualità davvero alta, ricca di drammaturgia, di gesto interiore e di paesaggio sonoro, della partitura elettronica di Luigi Ceccarelli, compositore avvezzo a collaborazione coi teatranti, mente fine e mobile. La storia che Ermanna Montanari recita è il viaggio nell'anima di una donna, sorella d'un grande chitarrista del rock, che elabora in flusso interiore il tempo trascorso accanto a quel pazzo che, non pago della propria grandezza, la mano sinistra infine se la tagliò dandosi la morte. La protagonista vince la droga, tenta il convento non accettata e allora diviene "suor Isis", monaca di se stessa in corsa sulla memoria. Piacerebbe trovare, ogni tanto, qualche cosa di simile nei nostri pachidermici e lamentosissimi teatri d'opera.

Note: Produzione Le manège-Mons/Centre Dramatique (Belgio), Ravenna Festival, Ravenna Teatro, Le Phénix-Scène Nationale de Valenciennes (Francia). In collaborazione con Festival delle Colline Torinesi, Comune di Ravenna, Edisonstudio-Roma Prima rappresentazione italiana

Interpreti: Ermanna Montanari, Roberto Magnani

Regia: drammaturgia e regia di Marco Martinelli

Scene: Edoardo Sanchi; luci di Vincent Longuemare

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln