Piacevoli atmosfere francesi

Piacevole messa in scena a Lugo delle due operine di Milhaud e Chabrier. Buona prova dell'orchestra del Comunale di Bologna, scene, costumi e regia efficaci e misurati. Voci adeguate. Calorosa risposta del pubblico, anche in occasione della "seconda" di domenica 14.

Recensione
classica
Teatro Rossini Lugo
Darius Milhaud
13 Aprile 2002
Due vicende coniugali, di segno completamente differente se non opposto, sono andate in scena a Lugo in occasione del Lugo Opera Festival, edizione 2002. Si è trattato di due atti unici - in lingua originale con sopratitoli in italiano - rispettivamente "Le pauvre matelot" di Darius Milhaud, e "Une éducation manquée" di Emmanuel Chabrier, due operine che hanno riempito di un'atmosfera musicale brillante e non priva di fascino il piccolo teatro Rossini, luogo che da qualche tempo a questa parte pare riuscire a realizzare allestimenti particolari ed interessanti, convogliando una risposta di pubblico decisamente positiva, soprattutto considerando la non proprio rosea situazione generale. Una contingenza negativa che il teatrino di Lugo sembra sfatare, certo nella sua propria dimensione, e la cui conferma è parsa ben visibile anche in occasione della seconda rappresentazione di domenica 14 aprile, che chi scrive ha seguito assieme ad un nutrito numero di spettatori. Tornando alle opere, la prima e più recente (1927) coniuga il testo che Jean Cocteau aveva tratto da una vicenda di cronaca dell'epoca alla scrittura asciutta di Milhaud, rappresentando una sorta di "ritorno di Ulisse in patria" dal finale tragicamente assurdo. Una donna attende il marito, un marinaio partito a cercar fortuna, per quindici anni. Questi ritorna ma, divenuto in effetti ricco, non vuole rivelarsi subito alla moglie, e si presenta quale amico dello stesso marito, annunciandone l'imminente ritorno ancora povero. La moglie, pensando di derubare l'amico per poi godere della ricchezza con il marito, uccide lo stesso nel sonno segnando fatalmente il suo destino. La stringata vicenda è quindi snodata attraverso un segno musicale caratterizzato da ritmi di danza, coinvolgendo gli interpreti Mirko Guadagnini nel ruolo del marinaio, affiancato da Stefano Rinaldi Miliani, Ermonela Jaho e Massimiliano Gagliardo. Questi ultimi li abbiamo poi ritrovati nell'operetta di Chabrier, nei ruoli rispettivamente di Gotran e di Pausanias che, assieme alla Hélène di Daniela Pini, formavano la triade di personaggi alle prese con una mancata educazione, diciamo così, sentimentale, propedeutica nel caso specifico alla prima notte di nozze. Naturalmente la natura (nella fattispecie un temporale) farà in modo che il giovane marito - al quale è stata significativamente assegnata una voce femminile di soprano - capisca da solo cosa fare, senza bisogno dei precetti di Pausanias. Gustosa la partitura di Chabrier, venata di ironia e di mestiere - e qui proposta nella versione del 1924 in cui Milhaud ha trasformato in recitativi i dialoghi parlati dell'originale - gestita con sostanziale efficacia da Paolo Arrivabeni, alla guida di un'equilibrata Orchestra del Comunale di Bologna. Piacevoli e funzionali anche le scene di Maria Rosaria Tartaglia e Patrick Mailler, quest'ultimo anche alle prese con costumi e regia. Calorosi applausi alla fine.

Interpreti: Guadagnini, Rinaldi Miliani, Jaho, Gagliardo

Regia: Patrick Mailler

Scene: Maria Rosaria Tartaglia e Patrick Mailler

Costumi: Patrick Mailler

Orchestra: Orchestra del Comunale di Bologna

Direttore: Paolo Arrivabeni

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