Parigi, al Théâtre des Champs-Elysées un nuovo Flauto magico

Debutto in un’opera del regista Cédric Klapisch

Flauto magico
Flauto magico
Recensione
classica
Théâtre des Champs-Elysées
Flauto magico
14 Novembre 2023 - 24 Novembre 2023

Un nuovo allestimento dal gusto molto francese del Flauto magico di Mozart è in scena in questi giorni a Parigi al Théâtre des Champs-Elysées. E’ il debutto in un’opera del regista Cédric Klapisch,  nativo dell'Île-de-France, suoi i film “L’appartamento spagnolo” e “Parigi”, omaggio alla città tanto amata, e di diverse altre commedie leggere nonché di documentari sulla danza, sua grande passione.  Insieme alla scenografa Clémence Bezat ed ai costumisti Stéphane Rolland et Pierre Martinez, Klapisch ha immaginato un mondo fantastico un pizzico orientaleggiante, un po’ avveniristico, che all’inizio spiazza, innanzitutto lascia interdetti il principe Tamino tutto di rosso vestito, ma infine ci si rende conto che ogni dettaglio, anche le strane teste colorate, è ben pensato e ben armonizzato nel quadro complessivo finale, e nel caso specifico di Tamino all’acconciatura rossa dell’amata Pamina. Le scene sono volutamente lasciate un po’ artigianali, con alberi/colonne blu non perfettamente definiti, accompagnate da accenni di suoni d’ambiente, con animazioni d’animali ed effetti video di Stéphane Blanquet, pure questi volutamente rudimentali, che poi cedono il posto a moderni giochi di luce geometrici di Niccolo Casas quando si entra nel Tempio. A questo piacevolezza complessiva visuale, si aggiunge un cast di voci di ottimo livello e la direzione  molto curata del maestro François-Xavier Roth alla guida dell’orchestra Les Siècles da lui creata e che suona strumenti d’epoca.  In contrasto con il visuale infantile, i recitativi sono graffianti, si è scelto di recitarli in francese per avere maggiore presa sul pubblico e i dialoghi curati dallo stesso regista sono ricchi di modi di dire d’oggi, tante le battutine ironiche d’attualità, tanto di conseguenza il coinvolgimento e il divertimento del pubblico. Nella parte di Tamino si fa ammirare la bella voce morbida del tenore Cyrille Dubois, particolarmente struggente nelle arie d’amore; una bella sorpresa è poi il giovane soprano Regula Mühlemann come Pamina che appare in scena come un ironico quadro vivente, dall’assai elegante presenza, bel timbro, canto sicuro e pulito. Perfetti per la parte anche il baritono Florent Karrer, dal bel timbro scuro, e il soprano Catherine Trottmann, rispettivamente Papageno e Papagena, addobbati entrambi di lunghe piume colorate, il loro duetto finale  è stato tra i momenti migliori dello spettacolo. Il ruolo della Regina della Notte è stato affidato poi al giovane soprano di coloratura polacco Aleksandra Olczyk che sfoggia ottimi vocalizzi nella sua famosa aria, precisi e potenti, ancora solo un po’ meccanici, ma sicuramente una cantante da tenere d’occhio, anche lei elegantissima in scena. Autorevole come necessario il basso Jean Teitgen nella parte di Sarastro, mentre il baritenore Marc Mauillon è un divertente Monostatos in tutina un po’ sadomaso. Altrettanto divertenti e brave le tre dame - Judith van Wanroij, Isabelle Druet e Marion Lebègue – qui vestite in nero, le cui movenze sono delle vere e proprie coreografie. Al regista pure il merito di avere reso perfettamente comprensibile l’intreccio e di avere trovato il ritmo d’azione giusto. Solo nella seconda parte si rilevano delle lentezze ed anche l’avere fatto intervenire il coro in sala tra il pubblico, per coinvolgerlo ancora di più, non è rilevante. Il coro è lo Unikanti-Maîtrise des Hauts-de-Seine che, diretto da  Gaël Darchen, comunque è ben all’altezza del compito, compatto ed efficace. Una coproduzione Théâtre des Champs-Elysées, Opéra de Nice-Côte d’Azur., Atelier Lyrique de Tourcoing eThéâtre Impérial–Opéra de Compiègne.

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