Orozco-Estrada, un colombiano a Vienna
Un programma mitteleuropeo a S. Cecilia per il giovane direttore colombiano
Recensione
classica
Il trentottenne colombiano Andrés Orozco-Estrada ha dimostrato di essere perfettamente nel suo elemento nella musica mitteleuropea di fine Ottocento e inizio Novecento, così come - c'è da scommetterci - sarà totalmente a suo agio nella Wiener Klassik, quando fra tre settimane tornerà a S.Cecilia per dirigere La Creazione di Haydn. D'altronde ha studiato a Vienna. Il programma del concerto non era particolarmente accattivante per il pubblico, ma Orozco-Estrada l'ha trasformato in un successo per lui e per l'orchestra, che ha suonato ancora meglio del solito e che in un immaginario confronto con le più illustri orchestre dell'area austro-tedesca - e non solo - avrebbe fatto sudare freddo le concorrenti: non è un'iperbole. La qualità dei legni è ormai fuori discussione, ma anche gli ottoni sono stati superbi (erano assenti due colonne come Carbonare e Allegrini, ma anche l'altro primo clarinetto e primo corno sono eccellenti) e gli archi erano un blocco unico, compatto e scattante come un sol uomo, cosa che molto di rado si sente in Italia. Giustamente l'eccellente spalla Roberto González-Monjas, quando il direttore l'ha fatto alzare, è stato applaudito come un grande solista: in effetti in Vita d'eroe di Richard Strauss ha per lungi tratti un ruolo protagonistico. Questo vasto poema sinfonico è affetto da un programma che sembra scritto da un bambino, sebbene il compositore, per smorzare l'egotismo di essersi presentato come l'eroe del titolo, abbia cercato di dargli una parvenza di autoironia. Ma, in fin dei conti, che importa il programma? Basta ignorarlo! I prodigi dell'orchestrazione, le bellezze melodiche e i giochi di prestigio contrappuntistici (soprattutto quando Strauss intarsia simultaneamente più citazioni di sue composizioni) così come la capacità di dare coerenza a un discorso che sembrerebbe destinato a spezzettarsi in una miriade di episodi e dettagli, sono una meraviglia continuo. Cercare di resistervi sarebbe autopunitivo ed è comunque impossibile per chi ama la musica. Ma il merito è anche del direttore, che ne ha offerto un'esecuzione smagliante e coloratissima, ma mai sovraccarica, sostituendo le nebbie postwagneriane di certe vecchie esecuzioni con un nitore, una luminosità e una misura che anticipano Ravel. Nella prima parte, una chiarissima e analitica esecuzione della Passacaglia di Webern ha rivelato come già in quest'op. 1 siano presenti in nuce le due facce del compositore, quella espressionista dell'op. 6 per orchestra e quella aforistica. Completavano il programma due rare opere per coro e orchestra di Zemlinsky, il manieratamente bucolico Salmo 23 op. 14 e il bellissimo, drammatico Salmo 13 op. 34.
Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Andrés Orozco-Estrada
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