Nel nome del padre

Anoushka Shankar a Firenze nella Chiesa di Santo Stefano al Ponte Vecchio

foto m.b.
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Recensione
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Accademia San Felice Firenze
08 Giugno 2010
Sono in tanti a essere accorsi nella chiesa di Firenze per il nome importante della giovane e bella protagonista del concerto. Un nome che, come è noto, dagli anni Sessanta è sinonimo di tradizione, qualità e apertura alle diverse culture musicali. I Beatles, certo, ma anche John Coltrane e ancora Yehudi Menuhin sono stati letteralmente conquistati da Ravi Shankar. Ma sarà forse per la spontaneità lievemente intimidita con la quale la figlia di Ravi, Anoushka, sale sul palco e si rivolge al pubblico che, dopo poco, l’ombra “ingombrante” del padre svanisce. Il concerto, incentrato su composizioni della tradizione dell’India del Nord e variazioni, parte così con i movimenti lenti e avvolgenti del raga Bairagi, con cui i quattro musicisti sul palchetto si riscaldano ed entrano in sintonia. Si avverte subito la qualità degli accompagnatori della Shankar, in particolare dei percussionisti Tanmoy Bose (tabla) e Pirashanna Thevarajah (mridanga). E quando, dopo i primi brani si aggiunge il bansuri di Ravichandra Kulur, l’organico è completo per far decollare la musica e coinvolgere il pubblico con "interplay" serrati che sfiorano l’estasi. La scaletta è ben equilibrata tra momenti più riflessivi e vere e proprie esplosioni ossessive nelle quali si inseriscono in maniera particolarmente accattivante anche i giochi ritmici vocali dei due percussionisti. Dopo circa un’ora il concerto si conclude senza bis, ma nel più completo tripudio di un folto pubblico pienamente soddisfatto.

Note: concerto organizzato in esclusiva italiana dall'Accademia San Felice

Interpreti: Anoushka Shankar: sitar Tanmoy Bose: tabla Ravichandra Kulur: bansuri Pirashanna Thevarajah: mridanga Nick Able: tanpura

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