Muti a Jerash: il messaggio di pace delle Vie dell'Amicizia

Un Concerto anche al Campo profughi di Zaatari

Il concerto al Teatro Sud di Jerash Foto ZaniCasadio
Il concerto al Teatro Sud di Jerash Foto ZaniCasadio
Recensione
classica
Teatro Sud di Jerash, Giordania
Muti e l'Orchestra Cherubini
08 Luglio 2023 - 09 Luglio 2023

Il momento più significativo della tappa giordana delle “Vie dell’Amicizia” è stato quando una decina di rifugiati del Campo profughi di Zaatari hanno iniziato a danzare, accompagnati dal suono di un migwez (una sorta di launeddas) tenendosi per mano, in circolo, felici di quella serata dove avevano potuto ascoltare un concerto e felici dei doni degli strumenti musicali (Oud e migwez, violini e altri arriveranno ancora) dal Ravenna Festival. Nate nel 1997, prima tappa Sarajevo, le “Vie dell’Amicizia” ideate dal Ravenna Festival sono un ponte tra mondi lontani che la musica riesce ad unire, ma il tutto non si esaurisce con un concerto, perché quel ponte serve a far riflettere, a far capire cosa significa solidarietà, cosa significa condivisione. Così l’edizione 2023 unisce Ravenna, Jerash in Giordania e Pompei con tre concerti (Pala De Andrè di Ravenna, Teatro Sud di Jerash, Teatro Romano di Pompei) dell’Orchestra Cherubini diretta da Riccardo Muti con la partecipazioni di musicisti siriani e giordani per canti tradizionali. Ma prima del concerto a Jerash c’è stata la tappa al Campo profughi di Zaatari dove vivono 80.000 rifugiati provenienti prevalentemente dalla Siria, il campo è attivo da 11 anni e da allora lì sono nati 23.000 bambini. Bambini che corrono felici nel campo sportivo prima che inizi il concerto con il pubblico rigorosamente diviso in settore femminile e settore maschile, bambini che chiedono di fare le foto con noi inaspettati ospiti di un mondo lontano e per loro inimmaginabile, bambini che vivono dietro recinti di filo spinato accanto a blindati e macchine della polizia con i lampeggianti sempre accesi. C’è anche un po’ di musica nella loro vita: ci sono corsi musicali e incontri di musicoterapia che servono ad affrontare le situazioni post traumatiche così frequenti in chi sfugge dalla guerra.

Campo Zaatari

E’ la prima volta che il Campo ospita un concerto e l’emozione è palpabile: prima suonano alcuni rifugiati che non sono musicisti professionisti, raccontano di aver studiato musica grazie a Youtube, confessano con pudore di amare il Flamenco o Beethoven, suonano oud, migwez, violino, percussioni, declinando melodie tradizionali, poi tocca al quintetto di ottoni della Cherubini che in omaggio alla Romagna devastata dall’alluvione suonano “Romagna mia”, poi virano su “Azzurro” e “Nel blu dipinto di blu”. Riccardo Muti ascolta, in prima fila, e poi dona a quei musicisti un oud che scatena la loro felicità. Domenica sera il concerto è al Teatro Sud di Jerash: città conquistata da Pompeo nel 63 ac, c’è l’amplificazione, ma l’acustica è perfetta e se cammini nel Cardo, a molti metri di distanza, puoi sentire il Coro  Cremona Antiqua che prova gli inni nazionali.

L’orchestra è in platea mentre il pubblico è seduto sui gradoni su grandi cuscini bianchi, rossi e verdi, la frons scenae fa da sfondo  teatrale con quelle tre porte con il timpano triangolare dalle quali ti aspetti da un momento all’altro che esca Euridice o appaia Pollione e c’è un bellissimo gioco di luci che fende il cielo e cambia colore a seconda dei brani. Difficile non commuoversi alla danza degli spiriti beati dall’Orfeo gluckiano, ma il coup de théatre arriva alle 21,30 in punto, Muti ha appena attaccato la melodia di “Casta Diva” quando forte, precisa, appare la voce del Muezzin: il maestro si ferma, e aspetta ed è come se quella preghiera facesse da prologo alla preghiera di Norma. Finisce con una standing ovation, Muti ringraziato dalla Ministra della Cultura e dal Ministro del Turismo e delle Antichità viene avvolto dalla bandiera Giordana.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.