Mistico Sokolov

In concerto a Fermo

Grigory Sokolov (Foto Marilena Imbrescia)
Grigory Sokolov (Foto Marilena Imbrescia)
Recensione
classica
Fermo, Teatro dell’Aquila,
Grigory Sokolov
01 Aprile 2023

Una delle tappe del tour italiano di Grigory Sokolov è stata Fermo, che ha accolto il grande pianista russo sul palcoscenico del Teatro dell’Aquila.

Molto forte l’aspettativa per questo concerto, organizzato all’interno della rassegna di musica da camera “Il Circolo di Ave”, associazione culturale che opera nella città marchigiana dal 2019.

Un concerto davvero particolare, sia per il programma, incentrato su Purcell e Mozart, programma che Sokolov sta presentando nei suoi concerti italiani e che riproporrà anche negli appuntamenti d’oltralpe di maggio e giugno, sia per l’atmosfera che il pianista ha saputo creare. Palcoscenico quasi totalmente al buio e pianoforte appena visibile, unica illuminazione riservata alla tastiera: quindi solo il bianco dei tasti e il chiarore del volto e delle mani erano sostanzialmente visibili al pubblico, a fronte di un nero quasi totale. L’esperienza vissuta è stata quella di entrare nella intimità del  puro ludus musicale dell’artista,  al di là di ogni esibizione, o virtuosismo, o di qualsiasi esteriorità del gesto esecutivo. Di questa aura di raccoglimento era complice  anche il programma, che nella prima parte prevedeva una sequenza di brani di Purcell presentati senza soluzione di continuità come se fossero le sezioni di un’unica composizione e la cui concatenazione,  ma è ipotesi di chi scrive,  era pensata per affinità tonali (nell’ordine: Ground in Gamut in sol magg., Suite n. 2 in sol min., A New Irish Tune [Lilliburlero] in sol magg., A New Scotch Tune in sol magg., Trumpet Tune, called the Cibell in do magg., Suite n. 4 in la minore, Round 0 in re min., Suite n. 7 in re min., Chacone in sol min.). Un repertorio quindi ispirato per alcuni versi alla tradizione dei virginalisti e per altri a quella popolare inglese, con temi anche assai noti e utilizzati dalla BBC come sigle televisive: un omaggio alla semplicità, in un repertorio restituito con suono trasparente, calibrato in ogni anche minima inflessione di fraseggio e con una varietà dinamica e timbrica di estrema raffinatezza. 

Il ripiegamento privato e introspettivo della serata è sembrato aprirsi leggermente nella seconda parte del concerto con l’eleganza e la lievità della Sonata K333 di Mozart, dopo un intervallo di 25 minuti durante il quale il pianoforte, provato lungamente nelle ore precedenti il concerto, è stato reintonato dall’accordatore di fiducia del pianista.  La conclusione poi con l’intensissimo Adagio K540 ha riportato il pubblico, in un teatro in cui il silenzio irreale esprimeva il grado di attenzione e di immedesimazione, ad un’esperienza di coinvolgimento uditivo ed emotivo che trascendeva il mero ascolto.

Come è solito fare, Sokolov è stato particolarmente generoso nel fuori programma: è questo un tratto caratteristico di questo pianista che nonostante la natura schiva e non propensa alla mondanità ama esibirsi in concerto ed instaurare un tale rapporto con il pubblico, pur non dandolo a vedere, da preferire l’esecuzione dal vivo agli studi di registrazione. Anche nei bis la scelta è caduta su brani di carattere meditativo, dove la cura per la bellezza del suono e delle curvature melodiche prevale sul tecnicismo: il Chopin delle mazurke e dei preludi, un  intermezzo di Brahms, il Preludio op. 23 n.2 di Rachmaninov (unico brano virtuosistico della serata), e Bach-Siloti.

Teatro sold out, e numerosissimi i giovani.

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