Mamma Mia!, il Kitsch spensierato che fa ballare le generazioni
Parma: tutto esaurito per il musical prodotto Piparo, peccato per le canzoni degli Abba tradotte in italiano
Allegramente lontano anni luce dallo scrittore austriaco Hermann Broch, che definì il Kitsch “il male assoluto”, il musical Mamma Mia! diretto da Massimo Romeo Piparo ha toccato, dopo il debutto estivo e la ripresa del tour nello scorso autunno, la città di Parma con due date (abbiamo seguito la prima, martedì scorso) registrando il tutto esaurito in un Teatro Regio che vedeva come minimo tre generazioni mischiarsi e condividere due ore abbondanti di divertimento leggero e spensierato.
Debuttato a Londra nel 1999 a opera di Judy Craymer e Catherine Johnson e divenuto vera e propria icona del genere sulla scia del successo del film del 2008 di Phyllida Lloyd con Meryl Streep nel ruolo di Donna, il musical ha visto protagonista, in questa produzione del Sistina e di PeepArrow Entertainment, l’affiatato terzetto formato da Sabrina Marciano (Donna), Laura Di Mauro (Tania/Tanya) ed Elisabetta Tulli (Rosy/Rosie), impegnato a restituire quella vena di sentimentale e divertita leggerezza che segna la nota vicenda: la figlia di Donna, Sofia (Sophie, qui interpretata da Eleonora Facchini) scopre che il padre mai conosciuto potrebbe essere uno dei tre uomini evocati in un diario della madre, e pensa bene di invitarli tutti e tre – a vent’anni di distanza – al suo matrimonio con il giovane Sky (qui Jacopo Sarno).
La storia si snoda sul palco con ritmo rodato, abitando un allestimento scenico firmato da Teresa Caruso (costumi di Cecilia Betona), che distribuisce i vari personaggi tra pontili rotanti e una locanda che, aprendosi, ci fa entrare nelle varie stanze della casa di Donna. Al piano superiore è ricavato lo spazio per la formazione strumentale diretta da Emanuele Friello, curatore della parte musicale dello spettacolo che, proponendo le canzoni degli Abba dal vivo ha pagato lo scotto di testi tradotti in italiano, certo più comprensibili anche in funzione della storia ma meno efficaci degli originali. Nei panni dei tre presunti padri Paolo Conticini, Luca Ward e Sergio Muniz contribuiscono per quanto possono al versante musicale, lasciando maggior spazio al loro ruolo di divertiti e ironici personaggi-attori prestati al musical.
Per chi osserva la musica dell’oggi qualche incursione nei diversi generi rappresenta un esercizio interessante e anche in questa occasione osservare un pubblico variegato muoversi al ritmo di celeberrime canzoni del gruppo pop svedese come “Dancing Queen”, “Super Trouper” e “Honey, Honey” – e magari anche commuoversi sulle note di “The winner takes it all” – può offrire spunti differenti, fino ad arrivare al “tutti in piedi” finale dove, sulle note dei bis che hanno coronato la serata, vedere una signora di circa settant’anni con gioielli e pelliccia (in fondo siamo sempre al Regio…) quasi “pogare” al ritmo di “Waterloo” davvero non ha prezzo.
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