Mahler e Strauss al San Carlo

Napoli: sul podio Michele Mariotti

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
19 Maggio 2017
Mancano al San Carlo dal 2003 i quattro ultimi lieder di Richard Strauss e Michele Mariotti è ritornato sul podio del teatro napoletano presentandoli in coppia con la Sinfonia N. 4 in Sol maggiore di Mahler per orchestra e soprano solo. Musica sublime per un venerdì pomeriggio. Canta Eleonora Buratto. Strauss sobrio e rigoroso, vuole essere lavorato sul suono, nessuna enfasi nei passaggi più intricati di Fruhling e Im Abendrot, solo timbro sembrava chiedesse il direttore, come a sancire un sano ritorno al suono in fusione con la parola - testi di H. Hesse e J. von Eichendorff. Un po' l'orchestra non pienamente nelle sue mani, un po' la Buratto non proprio in naturalezza con questi lieder, il concerto è risultato in un'esecuzione poco pregnante ed emotiva. Legni ed archi in virtuosismo d'assieme apparivano mai veramente allineati con il colore della voce - pur cantando bene la Buratto, delineando spatolate di suono ricche ed ammalianti. Ma la voce non si rispecchia mai sulle tinte di suono, fatte di linee terse cangianti, che via via escono dall'orchestra confondendo la chiave interpretativa, mai chiara. Si tentano passaggi morbidi in Beim Schlafengehen, ma mai più commoventi, ed il pubblico l'avverte applaudendo con poca intensità raramente sentita. È vero, non esiste un codice univoco sul podio, ma uno stile di certo sì. Dopo l'intervallo, Mariotti si proietta in un Mahler sperimentale, disegnando fraseggi come fossero improvvisati, con giochi di dinamiche e ricomposizioni. La forma, così imponente e robusta in Mahler, non era proprio reinventata, riconduceva a volte nel fraseggio ad una punta di Rossini, altre a Prokofiev, e così poco storicizzato cavalcava eccessi timbrici in una lettura slegata e poco avvolgente. Spigoloso, mai viennese. La partitura è plasmata, ma senza rivelazioni incantanti. Non c'è vera intesa con alcuni dei solisti. In particolare a tratti il corno sfoggia momenti di resa e di intonazione precarie, si ritira in dissolvenza, è grottesco negli attacchi. Difficile immaginare un suono d'orchestra tanto indifferente, fiacco. Il terzo movimento, il migliore dei quattro, ci riappacifica con il perno del sinfonismo viennese. Meno frenetico, asciutto, con timbro e scolpitura del fraseggio che riempiono la sala. Una prova priva di carnalità ed emozioni, o forse non abbiamo colto le idee del direttore pesarese, che però non ha mostrato un vero dominio di questo repertorio.

Interpreti: Eleonora Buratto soprano

Orchestra: del teatro di San Carlo

Direttore: Michele Mariotti

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