L'ultimo Haitink
A Lucerna l'addio al podio del grande direttore d'orchestra
Per il concerto del Festival di Lucerna diretto da Bernard Haitink il 6 settembre è doveroso cominciare dalla fine. Perché la serata, che ha segnato il definitivo commiato dal podio del novantenne direttore, è stata a dir poco emozionante. Al termine di una esemplare esecuzione della Settima di Bruckner con i Wiener, Haitink si è appoggiato stremato alla balaustra e ha visibilmente tirato un sospiro, prima di ringraziare il pubblico scattato in piedi per una interminabile ovazione. Poi appoggiandosi al bastone ha lasciato il palco, per riapparire quattro volte, due a braccetto del secondo violino, due della giovane moglie. I saluti agli orchestrali sono stati anche questi commoventi, conclusi alla fine con le lacrime agli occhi e agitando il bastone, quasi a significare che il comando rimaneva nelle sue mani. È stata una lunga sequenza difficile da dimenticare, anche perché con lui sparisce dalla scena musicale un prestigioso rappresentante di una grandissima tradizione di direzione orchestrale. Il suo gesto elegante con gli anni è diventato quasi astratto nella sua essenzialtà, eppure ancora capace di impulsi d'improvvisa energia, che i Wiener hanno saputo cogliere in ogni dettaglio, capaci di alternare i pianissimi eterei alle esplosioni virulente richieste da Bruckner, senza mai perdere un'assoluta trasparenza. La Settima, sia loro, sia il direttore l'hanno nel sangue, ma in questa occasione l'ascolto del secondo tempo, scritto come straziante commiato dall'amatissimo maestro Wagner (secondo le parole dello stesso Bruckner), ha significato altro. Di sicuro orgoglio per una grande carriera, ma anche di struggente nostalgia.
Nella prima parte del concerto Haitink ha diretto Emanuel Ax nel Secondo concerto per pianoforte di Beethoven, nel quale il solista americano come suo solito ha dato prova di estrema raffinatezza, pur sorretta da una naturale spontaneità. Ma anche in questo caso sono stati inevitabili dei condizionamenti all'ascolto, data l'eccezionalità della serata, perché il misterioso secondo movimento che lascia immaginare l'uomo di fronte all'insondabile si è trasformato in una profonda malinconia per il congedo imminente. Come bis, Ax ha poi suonato un Lied di Schubert trascritto per pianoforte.
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