Commissionata dal Teatro dell'Opera nel 1991 ma giunta solo ora alla rappresentazione, "La memoria perduta" appare inevitabilmente datata in certi suoi aspetti librettistici. Il primo nucleo del libretto nacque infatti sull'onda della compassione per lo spettacolo, quotidianamente mostrato dalla tv, delle disperate torme di albanesi che cercavano di raggiungere l'Italia su carrette del mare inverosimilmente stracariche: la realtà dell'immigrazione dai paesi poveri è ancora attuale e lo sarà per molti anni a venire, ma è l'idea dell'opera di denuncia socio-politico-morale che appare oggi invecchiata, soprattutto se è realizzata come un guazzabuglio di terzomondismo da salotto, di realismo sentimentaleggiante, di astratto didascalismo e di ermetica simbologia. Ma non è tutto da buttare nel libretto di Gina Lagorio, perché al di sopra dell'ingenuità del testo (che, in questo caso fortunatamente, è frantumato in fonemi dall'accidentata vocalità contemporanea e quindi prevalentemente incomprensibile) emergono alcune situazioni teatrali archetipe, che sono nella memoria collettiva di tutti e che vanno a toccare corde sempre sensibili: sotto questo aspetto "La vera storia" di Luciano Berio deve essere stata un modello per gli autori de "La memoria perduta". La partitura stessa di Flavio Emilio Scogna, pur evitando riferimenti e derivazioni esplicite, non è affatto immemore di Berio, per quel suo pluralismo musicale che parte dall'avanguardia per andare oltre l'avanguardia, evitando però accuratamente conformistici e anonimi postmodernismi. Questa musica riesce a raggiungere con le proprie forze una logica teatrale e una capacità emotiva che nel libretto erano rimaste velleità non realizzate. Se un appunto si può fare, è che - nonostante l'abile e varia scrittura vocale, che fa stare insieme senza fratture l'accidentata intervallistica dell'avanguardia e una cantabilità approssimativamente definibile postpucciniana, e nonostante il ricco e screziato impasto strumentale, che viene abilmente ricavato da un'orchestra di dimensioni mediopiccole - il colore di fondo rimane fondamentalmente uniforme: questo a lungo andare può ingenerare una certa saturazione nell'ascoltatore, ma d'altra parte dà l'immagine musicale della situazione d'oppressione e disperazione che domina in tutte le undici scene. Questa musica ha soprattutto una sua forza teatrale (e anche una sua tensione morale) che rende "La memoria perduta" diversa da altre opere contemporanee che non lasciano traccia nella memoria dell'ascoltatore. Dopo aver tardato tanto a portarla in scena, l'Opera ha però presentato nel migliore dei modi "La memoria perduta", affidandola alla competente bacchetta di Scogna stesso, che ha ottenuto una risposta adeguata sia dai complessi corali e orchestrali dell'Opera che dai solisti (notare che Luca Canonici, Mina Tasca, Claudia Nicole Bandera, Carlo Cigni, Giuliano Di Filippo e Antonio Pannunzio, cioè tutti tranne Roberto Abbondanza, non sono specialisti della musica contemporanea, ma si sono comunque impegnati con grande partecipazione e con risultati assolutamente apprezzabili). Determinante l'apporto della messa in scena di Pier'Alli, che, trasfigurando o anche ignorando totalmente le minuziose didascalie sceniche del libretto, non si fa ingabbiare da esigenze descrittive o narrative di tipo realistico e crea immagini sospese e oniriche, utilizzando magie luminose e immagini immobili o in lentissimo movimento proiettate sui tre grandi schermi che delimitano il palcoscenico quasi totalmente vuoto. Mentre i protagonisti hanno una staticità quasi ieratica e il coro è disposto in alto sulle balconate laterali, creando suggestivi effetti stereofonici, a dare dinamismo all'azione è un gruppo di mimi dalla gestualità controllata al millimetro anche nei movimenti più turbinosi e nelle prodezze ginniche. Il teatro Brancaccio, spesso semivuoto, la sera della prima era questa volta affollato da un pubblico attento e partecipe, che alla fine non ha lesinato gli applausi a autori e interpreti.
Note: Prima esecuzione assoluta
Interpreti: Canonici/ Di Filippo, Tasca/ Cammarano, Bandera/ Scarabelli, Pannunzio /Di Filippo, Abbondanza /Morini, Cigni/ Di Cristoforo, Di Filippo /Pannunzio
Regia: Pier'Alli
Scene: Pier'Alli
Costumi: Pier'Alli
Coreografo: Simona Chiesa
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Flavio Emilio Scogna
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Andrea Giorgi