L’opera buffa tascabile

Rappresentate a Roma due operine di Roberta Vacca e Biagio Putignano

Contratto perfetto
Contratto perfetto
Recensione
classica
Pelanda del Mattatoio, Roma
Contratto perfetto, Superficie Boh! 
07 Dicembre 2019

Due operine tascabili - sì e no mezz’ora l’una, pochissimi esecutori e messa in scena essenziale - sono state rappresentata da Nuova Consonanza e I Concerti del Parco nella Pelanda del Mattatoio: il nome è macabro ma l’edificio è stato ristrutturato perfettamente, in modo perfino elegante. Si tratta di due operine commissionate e prodotte nel 2017 dal festival Nuovi Spazi Musicali di Ascoli Piceno, che ogni anno ne rappresenta due. Erano Superficie Boh!  con musica di Biagio Putignano e libretto di Paolo Peretti da un racconto di Valeria Parrella e Contratto perfetto  di Roberta Vacca su testo di Luca Capannolo. Erano entrambe divise in tre atti, come un’opera metastasiana (!), ma erano brevi, condensate, fulminee. 

Pur definita “buffa” dagli stessi autori, Superficie Boh!  aspirava piuttosto ad una dimensione ironica, a spese di quelle trasmissioni televisive in cui un mago o, come in questo caso, una maga offrono le proprie prestazioni in diretta telefonica. Questa volta a telefonare è un vedovo, che chiede di essere messo in contatto con la defunta moglie: situazione paradossale in partenza, che diventa ancor più paradossale con il sorprendente sviluppo dei fatti. Anche la musica di Biagio Putignano non vuole essere buffa ma ironica, trattando con apparente serietà l’argomento e mettendo in campo una scrittura per le voci e per il pianoforte (unico strumento in campo) che si potrebbe definire di modernità moderata. Giusto per darne un’idea approssimativa, diremo che assomigliava un po’ a come scrivevano i compositori che “resistevano” allo strapotere dell’avanguardia negli ultimi decenni del Novecento: non so se il richiamo a quegli anni fosse voluto, ma forse sì, perché Putignano nella sua breve presentazione ricorda che quel tipo di trasmissioni televisive era in auge proprio alla fine del secolo passato. Il contrasto tra una musica apparentemente seriosa e una vicenda assurda ottiene inizialmente un effetto ironico piuttosto divertente, ma in seguito corre il rischio della monotonia, evitata grazie alla sorprendente svolta finale della vicenda.

Contratto perfetto è una storia più graffiante: due lavoratrici precarie di un call center organizzano una piccola macchinazione a sfondo sessuale per ottenere un contratto che le liberi dallo sfruttamento del loro datore di lavoro, ma alla fine restano gabbate. La musica di Roberta Vacca ha i tempi giusti (questo è essenziale per la comicità) e un linguaggio tanto abile quanto disinibito, che richiama sottilmente noti jingle pubblicitari e cita chiaramente la cavatina di Figaro, il brindisi della Traviata  e ancora Puccini e Bizet. Una partitura molto varia e spigliata, che fa appello a tutte le possibilità delle voci (un soprano, un basso e un’attrice, che passa dalla pura e semplice recitazione a una recitazione ritmica che le permette di fondersi con cantanti e strumenti) e del piccolo ma colorato ensemble strumentale (tastiera MIDI, bayan, sax, chitarra, percussioni). Così, trattata come un’opera “buffa”, questa storia, che parla di una situazione reale, attuale e dura, fa ridere e allo stesso tempo è un vero pugno nello stomaco. Indubbiamente un bel risultato. 

 

Bravi e spigliati gli interpreti, l’attrice Pamela Olivieri, il soprano Erica Realino e il basso Stefano Stella. Non esistevano regista, scenografo e costumista, perché evidentemente tutto era – per così dire - autogestito. Mancava anche il direttore, a cui Roberta Vacca suppliva nella sua operina.

Due recite, pubblico non foltissimo ma molto soddisfatto, a giudicare dagli applausi.

 

 

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