Tra i tanti omaggi a Mozart che abitano i cartelloni estivi offerti da questo 2006, quello proposto da Eugenio Barba e dal suo Odin Teatret nell'ambito del Ravenna Festival rappresenta un saluto indiretto e obliquo al salisburghese. La musica di Mozart, come il mito di Don Giovanni, si rivela così materia feconda, anche per uno sguardo gonfio di "disordine" come quello di Barba.
Tra i tanti omaggi a Mozart offerti da questo 2006, quello proposto da Eugenio Barba e dal suo Odin Teatret nell'ambito del Ravenna Festival rappresenta un saluto indiretto e obliquo al salisburghese, che ci induce a scartare di lato rispetto alla via maestra - quella musicale - per incontrare una forma di teatro che, se vogliamo, possiamo definire "di ricerca", seppure - conoscendo la storia (lunga) di questa formazione - forse sarebbe meglio definire "di scambio" o "di baratto". Su questa linea è parso infatti questo "Don Giovanni all'inferno", due atti di delirio solidissimo nella sua identità drammaturgica, derivata dall'incontro-scontro tra una precedente piéce teatrale dell'Odin - "Mythos" - e il mito, appunto, di Don Giovanni. Sulla scena vari i rimandi simbolici, fortemente materici, tratti dalla frase: "Rotoleremo laggiù fra pietrame e conchiglie. Ci mangeranno i pesci". Tra pietrame - il convitato di pietra sciolto in una cascata di ghiaia - e conchiglie sparse nello spazio scenico della seconda parte, le mani ("Là ci darem la mano...") delle innumerevoli amanti, pezzi-feticcio femminili. E di mani ne ha prese tante Don Giovanni, costretto in questo mondo surreale a rivivere il dolore della ricerca di piacere, di vita, che sgorga in frantumi dalle note di un collage musicale non solo mozartiano, tratto con efficace arrangiamento dall'Ensemble MidtVest da un repertorio che dallo stesso "Don Giovanni" passa, per esempio, alla straniante ripetizione dei due temi iniziali dell'Adagio del concerto per clarinetto, in apertura del secondo atto, fino ad arrivare a un Requiem frantumato. La musica di Mozart, come il mito di Don Giovanni, si rivela così materia feconda, anche per uno sguardo gonfio di "disordine" come quello di Barba.
Interpreti: Odin Teatret (Danimarca)
scenografia di Jan de Neergaard e Odin Teatret
luci di Jesper Kongshaug e Fausto Pro
attori e musicisti Kai Bredholt, Roberta Carreri, Jan Ferslev, Tage Larsen, Iben Nagel Rasmussen, Mia Theil Have, Julia Varley, Torgeir Wethal, Frans Winther
in scena Ensemble Midtvest (Danimarca); Annada Prasanna Pattnaik (India)
Commissione di Ravenna Festival in prima rappresentazione assoluta
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento