Libero omaggio
Un concerto dedicato a Cage chiude la Rassegna AntiContemporaneo al Museo Marini di Firenze
Recensione
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Aleggia sorridente, la figura dinoccolata di John Cage, tra le tensioni espressive di cavalieri e cavalli dello scultore toscano. Una doppia performance a lui dedicata - da Tempo Reale e l’Homme Armé – in spazi straordinariamente adeguati all’evento, sia sul piano acustico che scenico. Monica Benvenuti lancia i brevi e misteriosi vocalizzi di “Sweet Love” da “Four Walls” (1944), nascosta tra le pietre grigie del piccolo teatro sotterraneo. Una voce dal nulla. Appare e si immerge, con agile libertà, in “Experiences II” (1948) - su testi di Edward Cummings - cantilena ipnotica dai sapori popolari. Con l’aiuto prezioso di Francesco Casciaro – regia del suono – è la volta poi della complessa anarchia di due opere sovrapponibili “Aria” e “Fontana Mix” (1958). Un labirinto di suoni, colori, gorgoglii, silenzi, dove nastro magnetico, rumoristica di oggetti vari spiazzano, non offrono mai un approdo sicuro. Mutazioni, inquietudini, svolazzi. David Moss , sopra, tra le sculture, si conferma un avventuriero della ricerca vocale. Apre con una esposizione cageana sul saper ascoltare tutto intorno a noi, ma la sua voce lentamente si deforma, le parole diventano suono, sibili, urla. Vicini a lui Sdeng – ovvero Francesco Canavese e Francesco Giomi live electronics – tesse una ragnatela fredda, inestricabile di impulsi, provocazioni sonore, fascinosi tappeti percussivi. Catturano la voce di Moss, la rilanciano nello spazio sonoro, moltiplicata, camuffata, rivoltata. Una giornata di libertà creativa, non solo per i musicisti. Cage infrangendo anche il tradizionale rapporto – compositore, interprete, ascoltatore – offre a quest’ultimo un ruolo attivo, la responsabilità di conferire esistenza, identità, ad un’ idea aperta, indeterminata, imprevedibile.
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