A lezione da Solbiati
Le Leonore di Beethoven a confronto con l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius
Nel sovrapporre le tre Ouverture Leonore, elencando differenze ad elementi di congiunzione per poterne interpretare il pensiero, Alessandro Solbiati bacchetta ironicamente Beethoven durante l’ultima Lezione di sabato, le “ripetizioni di musica” che seguono i concerti dell’Orchestra di Padova e del Veneto alla Sala dei Giganti del Liviano. Un giocoso passaggio del testimone con il direttore Marco Angius, tra approfondimento teorico e pratici esempi musicali affidati all’orchestra, dopo il successo dell’esecuzione dei Sette intermezzi dall’opera Il suono giallo di Solbiati, eseguiti in prima assoluta il giovedì precedente, appositamente rivisitati per orchestra da camera. Una sequenza di gradevoli istantanee, il cui spirito è riassunto negli stati d’animo che esprimono le indicazioni di agogica, sorprendentemente molto distanti dalla complessità dell’opera del 2015, della quale sembrano però racchiudere un’ombra sottratta all’oggetto che la causa.
La terza versione dell’Ouverture Leonore condivide con la Settima Sinfonia l’introduzione lenta. Un episodio di profonda concentrazione, pronta a disciogliersi alle lusinghe di ritmi più incalzanti al pari della Settima, qui pensata in un’unica ampia arcata e senza soluzione di continuità. Operazione che si rivela capace di incarnare la virtuale linearità che scorre silenziosa lungo l’intera Sinfonia, animata dal moto propulsore di uno sviluppo inarrestabile. Al pari del più abile scultore, Angius scava la materia per poter dare maggior risalto cromatico alla nuova forma. Così gli accordi introduttivi, riverberano nel crescendo dell’Allegretto nel modo più naturale e spontaneo, prima di incontrare una spinta maggiore in sonorità incisive quanto estreme nel Presto, fino al trascinante Allegro con brio finale. Ottima la prova dell’Orchestra di Padova e del Veneto, che ritrova finalmente l’occasione di mostrarsi nel ruolo di vera protagonista, premiata a più riprese dal pubblico che affolla la sala.