L'erotismo di Puccini per Tosca
Londra: successo per Grigolo come Cavaradossi
Anche quest’anno il tradizionale allestimento di Tosca firmato da Jonathan Kent nell’ormai lontano 2006, torna al Covent Garden. Nessun segno di cedimento nell’impianto registico che resta funzionale al rapido e compatto svolgimento drammatico dell’opera. Molte le finezze interpretative come, ad esempio, l’inteso e prolungato sguardo che Tosca e Scarpia si scambiano sul finire dell’atto primo. Se qualche dubbio sulla natura del loro rapporto viene suscitato a questo punto, ogni ambiguità viene dissolta nella scena della tortura. L’odio incontenibile della cantatrice per il suo aguzzino si traduce infatti in una sorta di costante deformazione fisica, che Kristine Opolais rende con grande efficacia. Vocalmente più a suo agio nelle parti liriche e cantabili che non nelle terribili invettive del secondo atto, la Opolais è credibile nella parte di Tosca proprio per le sue qualità attoriali. Il che ci ricorda come questo ruolo fosse uno dei favoriti delle gradi cantanti-attrici vissute a cavallo tra Otto e Novecento, come Eugenia Burzio o Emma Carelli. Lo Scarpia di Bryn Terfel, sadico e violento, si abbandona alla visceralità del suo personaggio ed esibisce una vocalità vicinissima alla declamazione. Notevoli i pregi della direzione musicale di Alexander Joel. L’atto primo è seduzione ed erotismo; i tempi sono estremamente fluidi, con un uso del rubato stupefacente in tempi moderni. Il vigore ritmico del secondo atto dà vita a quei tipici pieni sonori che raramente riescono a non eccedere la misura, e di cui Joel domina saldamente l’equilibrio. La dimensione onirica di inizio atto terzo, evocata con scrupolo, diventa realtà quando Vittorio Grigòlo attacca le prime frasi del suo ‘E lucevan le stelle’. Il Cavaradossi di Grigòlo è, sotto il profilo vocale, la creazione più convincente della serata: vivida, estremamente variegata nell’uso delle timbriche, mai artefatta. Il pubblico ne ha giustamente riconosciuto il merito.
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