Le proposte del Beethovenfest
Bonn: da Lonquich a Ticciati
Ricca di eventi, non è una sorpresa, anche l’edizione 2023 del Beethovenfest – suggestivo il ‘motto di quest’anno: Ein Festival über Leben – per la quale il direttore artistico Steven Walter ha pensato ancora una volta un’offerta musicale piuttosto diversificata, pur lasciando al centro di molti eventi l’illustre musicista nato a Bonn poco più di due secoli e mezzo or sono.
Ci soffermeremo in particolare su due concerti che hanno avuto luogo nelle due giornate conclusive (23 e 24 settembre) di questo festival, apertosi quasi un mese prima, esattamente il 31 agosto, con un appuntamento dedicato ad autori come George Crumb, Hans Werner Henze e Arvo Pärt. Perché il Beethovenfest è e resta innanzitutto una festa di tutta la musica, anche quella più recente, nonché un’occasione per presentare anche le propaggini più sperimentali legate a quei “Electronic Beats” che Steven Walter non trascura di inserire nel cartellone. E il pubblico di Bonn si è rivelato attento anche a questo tipo di eventi: più che affollata, sabato 23 a tarda sera, la Bundeskunsthalle per le performance di Lisa Morgestern e dei trascinanti Grandbrothers (piano & elettronica), manco fosse in programma la celeberrima Quinta Sinfonia.
Prima di parlare dei due concerti sinfonici che hanno costituito il piatto forte della fine di questo festival, merita menzionare altri due appuntamenti, entrambi nella giornata di chiusura, di stampo diametralmente opposto. Da un lato la Matinée in cui Alexander Lonquich ha proposto prima le celeberrime Variazioni su un valzer di Diabelli e poi la Sonata n. 21 di Schubert, dando vita a un programma di incredibile lunghezza, anche se presentato con estrema padronanza allo strumento, dall’altro il Family Concert dedicato ai più piccoli, con una delicata favola musicale sulla migrazione degli uccelli attraverso i continenti, alla quale hanno assistito, in prima fila, una schiera di bambini seduti in terra o sdraiati su dei cuscini. Un appuntamento, quest’ultimo, che rappresenta un sincero ed efficace investimento su quello che potrà essere un domani il pubblico dei concerti della classica.
Alexander Lonquich (Foto Daniel Dittus)
Mahler Chamber Orchestra e Chamber Orchestra of Europe, due formazioni sinfoniche che si caratterizzano entrambe per la connotazione ‘cameristica’ presente nel loro nome, sono state protagoniste rispettivamente del concerto di sabato 23 settembre nell’Aula Magna dell’Università di Bonn e di quello del giorno successivo sul palco del Teatro dell’Opera.
Pekka Kuusisto ha diretto il primo concerto, durante il quale ha rivestito anche il ruolo di solista nel Concerto per violino di Beethoven, una interpretazione caratterizzata da estrema sensibilità e attenzione a tutte le sfumature espressive e di agogica che la partitura consente di mettere in evidenza. Assente qualsiasi forma di antagonismo tra solista e orchestra, una profonda collaborazione è stata evidente fin dall’inizio tra il violinista finlandese e l’orchestra nata su iniziativa di Claudio Abbado alla fine degli anni ’90. Orchestra che ha manifestato ancora una volta e in maniera evidentissima il profondo senso cameristico che lega tutti i suoi componenti, in grado di trovare una costante sintonia al loro interno anche senza una guida esterna, esattamente come accade all’interno di un quartetto d’archi. Ne è risultata un’esecuzione davvero eccezionale per sensibilità e livello artistico, una di quelle occasioni in cui si raggiungono dei sottilissimi equilibri tra i musicisti presenti sul palco e la magia coinvolge tutto il pubblico. Meno interessanti i “Three Studies from Couperin” di Thomas Adès che hanno aperto la seconda parte del concerto, mentre l’abbinamento tra la “Sinfonia degli addii” di Haydn e il toccante “Dissolve, O my Heart” di Missy Mazzoli ha funzionato alla perfezione, avendo il primo brano lasciato da solo sul palco proprio Pekka Kuusisto pronto per l’esecuzione di questo lavoro del 2010 per violino solo.
Mahler Chamber Orchestra e Pekka Kuusisto (Foto Daniel Dittus)
Ancora un solista al violino – Christian Tezlaff – per il concerto con cui la Chamber Orchestra of Europe, diretta da Robin Ticciati, ha concluso il Beethovenfest 2023. Iniziatasi con la Scena d’amore dalla Sinfonia “Roméo et Juliette” di Berlioz, la prima parte del programma ha poi visto Tezlaff cimentarsi nel Concerto per violino di Robert Schumann, una delle ultime partiture realizzate dal musicista tedesco prima di essere ricoverato in una clinica proprio nei pressi di Bonn, dove terminò i propri giorni. Brano tuttora non molto presente nelle stagioni concertistiche, il concerto di Schumann risulta particolarmente impegnativo sia per il solista che per l’orchestra, coinvolti in un discorso musicale alquanto complesso e di non facile ascolto per il pubblico, data l’elaborata struttura pensata dal compositore. Tezlaff merita pertanto un plauso particolare per la padronanza tecnica e musicale che ha dimostrato su Schumann, confermando poi la propria sensibilità espressiva in una splendida Sarabanda di Bach che ha eseguito come bis. La Settima Sinfonia di Beethoven proposta nella seconda parte del concerto ha evidenziato un approccio interpretativo del tutto diverso da quello che aveva caratterizzato il concerto del giorno prima su cui ci siamo soffermati. Relativamente giovane, classe 1983, Robin Ticciati ha proposto una lettura fin troppo atletica della celebre sinfonia, priva di sbavature ma anche di qualsivoglia nuance espressiva che richiedesse un seppur minimo cedimento del tempo. Per chi ha ascoltato e ricorda le interpretazioni beethoveniane che Nikolaus Harnoncourt ha realizzato con la stessa Chamber Orchestra of Europe una ventina d’anni fa, l’esperienza è stata in qualche modo scioccante, considerato quanto aveva ‘scavato’ dentro la partitura il direttore austriaco e quanto viceversa Ticciati ha puntato su un’interpretazione che verrebbe la tentazione di definire ‘turistica’.
Ma il pubblico di Bonn ha comunque apprezzato e ringraziato calorosamente al termine del concerto, in fondo ogni omaggio a Beethoven è sempre ben accetto, il festival esiste anche per questo.
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