Le “onde” di Taiwan
Musica dei Popoli porta a Campi Bisenzio "The Sound of Ocean" della compagnia U-Theatre
Recensione
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Con l'ingresso dei primi performer sulla scena, il pubblico è completamente attonito: gli undici tamburi suonati in maniera magistrale immergono lentamente in un'atmosfera tesa e carica di energia avvolgente, dovuta all'assoluta concentrazione dei musicisti. La compagnia U-Theatre ha fatto - del resto -della propria caratteristica principale proprio l'unione tra le più antiche tecniche di Taiwan (una miscela perfetta di zen, musiche tradizionali e arti marziali) con il lavoro sull'attore di Jerzy Grotowsky, con cui la direttrice artistica della compagnia, Liu Ruo-yu, ha collaborato intorno al 1986. Un mix che conferisce al gruppo di diciassette musicisti una forza potente, che travolge gli spettatori per la grande presenza fisica, prima ancora che per i movimenti e le tecniche strumentali.
Con queste premesse, lo spettacolo [i]The Sound of Ocean[/i] è un percorso per cinque quadri che evoca la vita attraverso la metafora dell'oceano, in un fluire che dosa momenti di acrobazie ritmiche collettive con delicati attimi di assolo. Come in "Flowing water", in cui l'ottima Liao Chiou Yen ammalia grazie alla padronanza perfetta del [i]guqin[/i], una sorta di salterio tradizionale a sette corde, suonato con decisione per dare ai glissati quel giusto equilibrio tra raffinatezza e rigore. È con "Listening to the Ocean Heart" però che lo spettacolo si fa pirotecnico ed epico, e permette l'esplosione espressiva di ogni musicista-danzatore, consapevole fino alla minima sfumatura del proprio microcosmo di suoni e movimenti. Anche le poltrone del Teatro Dante vibrano per il percuotimento dei grandi tamburi e dei gong, e il pubblico dimostra di apprezzare con un'ovazione che diventa il finale perfetto, più che di uno spettacolo di musica e danza, di un rituale collettivo al tempo stesso ancestrale e contemporaneo.
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