Le Nozze della Rivoluzione

Mozart al Teatro Pergolesi di Jesi

Le nozze di Figaro
Le nozze di Figaro
Recensione
classica
Teatro Pergolesi, Jesi
Le nozze di Figaro
09 Novembre 2018 - 11 Novembre 2018

Sala gremita al Teatro “G.B.Pergolesi” di Jesi, e tanti i giovanissimi, per Le nozze di Figaro, allestimento in coproduzione con Teatri e Umanesimo Latino SpA Treviso e Teatro Comunale di Ferrara, curato dal regista Francesco Bellotto, da Alfredo Corno per i costumi e diretto dallo spagnolo Sergio Alapont sul podio dell’Orchestra Città di Ferrara. Le scene erano quelle che Emanuele Luzzati realizzò nel 2005 per il Teatro di Treviso, e che da allora non sono state più riutilizzate: scene dal disegno molto bello e  dai colori pastello, costituite da pannelli in  tela e  in legno che consentivano rapide mutazioni di ambientazione. All’altezza della qualità artistica della scenografia i raffinatissimi costumi, anzi gli abiti, come dice Alfredo Corno, per i quali si è ispirato alla ritrattistica settecentesca e alla Galerie des Modeset Costumes Français, riproducendo con esattezza l’abbigliamento dell’epoca e lasciando libera la fantasia solo nelle scelte cromatiche. La capigliatura della Contessa era ispirata alle pettinature presenti in numerosissimi quadri di Gainsborough, ed era la stessa di Marisa Berenson nel film Barry Lyndon di Stanley Kubrick. 

Nella compagnia di canto i vincitori del 48° Concorso Concorso Internazionale per Cantanti “Toti dal Monte”, tutti bravissimi sia nella resa  vocale che di carattere dei personaggi: Davide Giangregorio è stato un Figaro orgoglioso, rabbioso, vendicativo, disperato; Francesca Tassinari una Susanna leggera e astuta; Yulia Gorgula una intensa e delicata Contessa; Christian Federici ha interpretato da vero attore il Conte nei suoi mutevoli atteggiamenti dando spessore al principale antagonista della storia; infine, tra i personaggi principali, Marta Pluda è stato un delizioso Cherubino. 

Un allestimento quindi che ha rispettato l’ambientazione temporale dell’opera, e dove il regista ha voluto mettere in evidenza i valori rivoluzionari di cui la commedia di Beaumarchais era portatrice e che ne determinarono la censura: la corruzione, gli atteggiamenti prevaricatori dell’aristocrazia e la prepotenza maschile da un lato, e il messaggio di rinnovamento portato dall’onestà intellettuale e dall’orgoglio di Figaro dall’altro; il tutto suggellato dalla bandiera francese che chiude l’opera e che avrebbe sventolato di lì a tre anni nella Parigi di Marie Antoinette d’Asburgo, emblema di un rinnovamento epocale che ha aperto l’età moderna. 

Alla fine applausi per tutti, anche per le maestranze del teatro, intervenute durante lo spettacolo a sistemare abiti e soprattutto a produrre rumori (i ripetuti giri di chiave nella serratura della stanza della Contessa, il rumore nello stanzino dove si nasconde Cherubino, ad esempio) a ricordare la particolarissima dimensione della finzione teatrale.

 

 

 

 

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