Le misteriose interazioni tra antico e contemporaneo
Il Quartetto Prometeo alla Filarmonica Romana
Recensione
classica
Suggestioni musicali e visive per il pubblico accorso all’Accademia Filarmonica per questo particolare appuntamento della stagione estiva proposta dalla storica istituzione romana. Nella consueta deliziosa cornice all’aperto.
il Quartetto Prometeo ha proposto un interessante serie di trascrizioni e rielaborazioni del repertorio barocco realizzate da compositori contemporanei italiani espressamente per la loro formazione. Apertura con le “Reinvenzioni da Monteverdi” di Stefano Scodanibbio, sorta di deframmentazione del testo originario per metter in risalto dissonanze ripetute e scambiate tra i quattro esecutori. Fondamentali, per tutti i lavori, i giochi di luci e l’amplificazione offerta dagli ‘olofoni’, grandi parabole che hanno diffuso il suono in maniera naturale nella la parte più interna dei giardini di Via Flaminia. Accattivante pure la scelta di collegare i vari brani grazie all’elettronica, con le inedite “Linee fugaci” di Michelangelo Lupone, diversivo acustico che a volte pareva prender le mosse dalle sonorità appena ascoltate, a volte sembrava condurre per mano l’ascoltatore al brano successivo. I lavori di Fedele, Gervasoni e Battistelli hanno proposto diversi approcci al passato: se il primo puntava a lasciar fluire schegge melodiche di Gesualdo, il secondo ha giocato piuttosto sull’ampliamento dello spettro sonoro, mentre l’ultimo ha preso spunto dai toni struggenti della musica di Stradella per dar vita a un gioco di specchi tra i quattro esecutori. Un bel concerto, concluso dalle composizioni di Sciarrino e Filidei, nella quale i musicisti del Prometeo hanno seguito con prontezza le varie declinazioni dell’antico, con perfetto senso dell’insieme e un ottimo livello esecutivo, risultato esemplare anche sotto la lente d’ingrandimento dell’amplificazione.
Interpreti: Quartetto Prometeo: Giulio Rovighi, Aldo Campagnari violini; Massimo Piva viola; Francesco Dillon violoncello
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