Le due regine rivali di Donizetti

Calorosa accoglienza per Maria Stuarda all'Opera di Roma

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Gaetano Donizetti
24 Marzo 2017

Due regine rivali, Elisabetta Tudor e Maria Stuarda, sono le protagoniste assolute. Tre uomini ruotano intorno a loro come pallidi satelliti: sono Talbot e Cecil, semplici consiglieri ed esecutori di ordini, e Leicester, che ha il ruolo a suo modo fondamentale di peggiorare sprovvedutamente la situazione di Maria. Le protagoniste sono entrambe soprano - dunque non un soprano e un mezzo, come si è usato a lungo - ma sono diversissime tra loro. Elisabetta si presenta imperiosamente con un drammatico recitativo e un'aria di agilità e di forza: qui Carmela Remigio è quasi al limite delle sue possibilità vocali, ma le supera con determinazione e temperamento. Poi la sua parte diventa un po' meno impervia sotto l'aspetto vocale e più ricca e interessante sotto l'aspetto drammatico, impegnando la regina in una serie di scontri al calor bianco con gli altri personaggi: man mano che la temperie drammatica si surriscalda, la Remigio dà il meglio di sé e la sua interpretazione diventa veramente maiuscola. Maria invece si presenta con una cavatina nostalgica ma anche serena, più una giovane donna fascinosa e seducente che una altera regina. Marina Rebeka inizia bene e prosegue meglio - anche lei - nei duetti, terzetti e concertati, culminando nella famosa scena dell'invettiva contro Elisabetta, in cui è veramente terribile, travolgente nella sua collera irrefrenabile. Questo è l'unico momento in cui la Stuarda mostra un temperamento forte, quasi virile, poi nella quarta e ultima parte dell'opera, in cui è praticamente sola, con gli altri a farle da sfondo, il suo canto dovrebbe essere raccolto, etereo, trasfigurato. Ma la Rebeka vuole darle anche qui un'energia e uno spirito di ribellione, che le sono totalmente estranei in quel momento: forza le dinamiche e spara acuti, guadagnando così un subisso di applausi ma banalizzando una scena che non è affatto il solito finale pirotecnico ma un sublime distacco dalle cose del mondo, uno dei culmini di Donizetti e di tutto il melodramma dell'Ottocento. Paolo Fanale, in un ruolo che non è il più adatto alle sue caratteristiche, si è confermato un cantante di classe, con tecnica e stile irreprensibili. Più che bene nei ruoli minori Carlo Cigni, Alessandro Luongo e Valentina Varriale. Paolo Arrivabeni accompagna i cantanti con tale discrezione da lasciarli praticamente soli anche quando avrebbero bisogno di un'orchestra che li sorregga e li sospinga; quando invece decide di dare vigore drammatico all'orchestra donizettiana, rischia di essere solamente fragoroso. L'allestimento è quello del San Carlo di Napoli del 2010, che a sua volta riprendeva l'allestimento (scene di Sergio Tramonti, costumi di Ursula Patzak e luci di Pasquale Mari) ideato tre anni prima per la tragedia di Schiller. Oggi come allora il regista è Andrea De Rosa, che nel mettere in scena Donizetti ha considerato Schiller come una specie di sottotesto, che arricchisce di implicazioni politiche, religiose, psicologiche la drastica semplificazione librettistica e a sua volta viene arricchito dalla forza emotiva della musica. Una regia molto calibrata, che proprio per questo valorizza al massimo la drammaticità delle situazioni, all'interno di una scenografia essenziale, che elimina ogni preciso riferimento storico, tranne il trono, che in realtà è solo una poltroncina dorata, simbolo del potere non ancora ben saldo di Elisabetta, per cui la Stuarda può rappresentare un pericolo. Grande successo, soprattutto per Rebeka e Remigio.

Note: Nuovo allestimento in collaborazione con Teatro San Carlo di Napoli

Interpreti: Marina Rebeka/Roberta Mantegna, Carmela Remigio/Erika Beretti, Valentina Varriale, Paolo Fanale, Carlo Cigni, Alessandro Luongo

Regia: Andrea De Rosa

Scene: Sergio Tramonti

Costumi: Ursula Patzak

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Paolo Arrivabeni

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Pasquale Mari

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