L'aria dell'Umbria

Ha aperto sabato scorso la Sagra Musicale Umbria

Recensione
classica
Ascoltare un concerto qui è un’esperienza particolare e, se è vero che l’affascinante cornice dell’Umbria tutta, di Perugia, del Teatro Morlacchi offrono già una prospettiva diversa da ogni altro luogo, a fare la differenza sostanziale è l’aria che si respira, la consapevolezza di uno storico appuntamento arrivato alla settantunesima edizione, il clima quasi familiare creato da un pubblico più eterogeneo per età di quanto si è soliti vedere nelle sale in cui viene presentato il repertorio classico.

Questa la sensazione all’evento che sabato 10 settembre ha aperto l’edizione 2016 della Sagra Musicale Umbra, protagonisti i giovani strumentisti della Youth Orchestra of Bahia diretti da Ricardo Castro, subito scatenati nei ritmi e colori che il Bernstein dell’ouverture da Candide consente loro di trasmettere agli ascoltatori: sono davvero bravi e determinati in un impegno professionale che si rivela di alto livello ma col valore aggiunto dell’effervescenza immancabilmente portata dall’età dei musicisti. Il successivo Concerto in sol di Ravel sembra poi essere la quintessenza del clima prima descritto: non siamo in un immenso auditorium, Martha Argerich è pochi metri davanti al pubblico, tutti possono percepire la poesia, l’estrema chiarezza della scrittura del francese, come pure la raffinata capacità della solista di giocare sulle minime sfumature dinamiche ed espressive. Insomma è musica dal vivo, cioè musica viva, partecipata. E la pianista argentina nelle tante sfumature di grigio che contraddistinguono i suoi lunghi capelli sembra aver forse trovato il giusto compromesso tra il bianco e nero della tastiera, un compromesso che non diminuisce i contrasti voluti da Ravel ma li avvolge nell’abbraccio di una vita spesa per la musica. Ecco allora la magia del tempo lento, che trasporta tutti in una seducente e malinconica sensazione di nostalgia, poi l’energia ritmica del finale, affrontato senza alcun indugio, infine il bis a quattro mani con Castro, per offrire ancora un Ravel in una dimensione cameristica accolta con scrosci da applausi dal pubblico del Morlacchi.

Pubblico che sicuramente ha potuto vivere una serata eccezionale, perché la giovane orchestra, nella seconda parte, non solo ha proposto una bella esecuzione della Quarta Sinfonia di Čajkovskij ma anche una serie di entusiasmanti bis immancabilmente dedicati alla musica sudamericana. Nessuno in sala ha potuto resistere ai ritmi su cui gli stessi orchestrali a un certo punto hanno cominciato a danzare, ma soprattutto c’è stata la sorpresa di vedere sul podio non più Ricardo Castro bensì un promettente ragazzo di soli ventitré anni. Il direttore brasiliano gli ha ceduto il posto nei bis, spiegando che il programma educativo attuato da circa otto anni nel suo paese ha portato al coinvolgimento di migliaia di bambini, alla creazione di diverse formazioni orchestrali che dunque necessitano di diversi direttori, non può certo esserci solo lui sul podio. E soprattutto Castro ha ricordato come questo progetto – simile a quello attuato nel Venezuela – abbia un obiettivo che viene prima di ogni «offrire a ogni bambino la possibilità di esprimersi attraverso uno strumento». Una bella lezione, alla quale il pubblico ha risposto con un immediato e sincero applauso, per apprezzare un’iniziativa che certo si vorrebbe diffusa anche nel nostro paese.



Sagra Musicale Umbra vuol dire anche valorizzazione di molti di quegli splendidi luoghi che questa regione è in grado di vantare tra il proprio patrimonio storico e artistico. E ci si può trovare anche a dover scegliere tra appuntamenti musicali che, nello stesso momento, si svolgono in posti diversi, come accaduto domenica 11. Tra la particolare proposta di un “Liszt francescano” offerta a Montefalco dal pianista Sandro Ivo Bartoli (tra l’altro documentata nel breve video che riassume diversi appuntamenti) e il programma organistico che Enrico Viccardi si apprestava contemporaneamente a proporre nella Collegiata di Santa Maria Maggiore a Collescipoli, ho preferito il secondo appuntamento, attratto dallo strumento che sarebbe stato suonato. Si trattava infatti di uno dei due organi che sono sopravvissuti al tempo tra i tanti che il famoso organaro fiammingo Willem Hermans costruì nel nostro paese (l’altro è a Pistoia). Quello di Collescipoli, costruito nel 1678, va ad arricchire l’affascinante scenario artistico che questo minuscolo borgo offre al visitatore e le sue qualità foniche sicuramente rendono auspicabile che appuntamenti come questo si possano ripetere con maggior frequenza nel futuro. Viccardi ha suonato con una chiarezza davvero esemplare e un gusto appropriato al ricco programma, all’interno del quale ha alternato autori italiani e di area tedesca. Se prima del Bach che chiudeva il concerto, la musica di Domenico Zipoli incantava per la sua immediatezza e ricchezza melodica, forse il momento più interessante è stato quello in cui alcuni brani di Tarquinio Merula hanno dato il segno di come – in poco più di una generazione dopo Frescobaldi – la musica italiana si fosse lanciata verso orizzonti quasi sperimentali. Applaudito calorosamente dal pubblico, l’organista ha infine regalato un bis durante il quale ancora una volta ha incantato grazie al particolarissimo registro degli "Usignoli".

Ai due appuntamenti pomeridiani della domenica ha fatto seguito un concerto serale a San Gemini di alto interesse. Anche qui la cornice in cui era collocata la musica era d’eccezione – la splendida Abbazia di San Nicolò – e soprattutto rispondeva perfettamente alle caratteristiche della musica proposta, un punto su cui il direttore artistico Alberto Batista è tornato anche in una breve presentazione al pubblico. Ogni brano di musica classica ha un luogo d’elezione in cui essere eseguito e tra gli obiettivi della Sagra vi è sempre quello di «riportare la musica spirituale nei luoghi in cui questa stessa musica può meglio arrivare al cuore degli spettatori». Programma interamente dedicato a Georg Philipp Telemann, con quattro Cantate sacre tra le quali sono stati inseriti alcuni brani strumentali. Insieme ai musicisti dell’Accademia Hermans guidati al clavicembalo da Fabio Ciofini, il giovane baritono Mauro Borgioni ha offerto una serata di altissimo livello, non solo musicale ma anche spirituale. Una eccellente voce quella di Borgioni, capace di sfruttare pienamente le sfumature dinamiche a scopi espressivi, ma è stata soprattutto la sua piena adesione "retorica" al testo delle cantate a conquistare il pubblico che riempiva completamente l’Abbazia. Anche alle prese con gli impegnativi recitativi di brani come “Ich bin getauft in Christi Tode” o “Weg mir Sodoms gift’gen Früchten”, Borgioni ha messo una tale cura nella dizione, nella chiarezza del senso e del significato religioso dei testi da non far assolutamente rimpiangere interpreti di madrelingua tedesca. Alla forza drammatica e alla densità espressiva di questo Telemann ha contribuito pure la puntuale presenza strumentale dell’Accademia Hermans, in particolare il traversiere di Fabio Ceccarelli, bravo nel ruolo di "obbligato" previsto nei brani vocali ma anche eccellente protagonista in una sonata eseguita nella prima parte del concerto. Ascoltatori generosi di applausi al termine della serata, l’atmosfera della Sagra è resa particolare da questi luoghi straordinari e dalle musiche che rivivono al loro interno. E di musica dal vivo, ovvero di "musica da vivere" (come riportano tutti i libretti dei concerti), ve ne sarà ancora tanta, fino al conclusivo appuntamento di domenica 18, protagonisti al Teatro Mordicchi di Perugia l’Orchestra Haydn e il Coro da Camera Sloveno diretti da Jurij Valčhua.

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