Fa ripensare a certe operazioni di teatro militante in auge negli anni ’70 lo spettacolo allestito da Nicolas Stemann per "Kein Licht" di Philippe Manoury, tenuto a battesimo solo lo scorso agosto alla Ruhrtriennale e approdato a Strasburgo nell’ambito dell’annuale rassegna di contemporanea “Musica”. Dismesso l’operaismo del secolo passato, la nuova frontiera della militanza in musica è chiaramente la questione ambientale. Se l’opera scaligera di Giorgio Battistelli si alimentava ad anidride carbonica ed eleggeva Al Gore a proprio maître à penser, il lavoro di Philippe Manoury procede dal nucleare di Fukushima a partire dal testo di Elfriede Jelinek. Quello scritto della Nobel austriaca sotto la spinta emotiva della catastrofe giapponese è un dialogo quanto mai frammentario nei contenuti e molto vario nei toni fra due personaggi non meglio identificati, A e B, che a Strasburgo sono Caroline Peters e Niels Bormann. C’è di tutto in quel dialogo ma c’è soprattutto l’apocalisse del pensiero e il tramonto definitivo di una visione organica e coerente dei destini del pianeta causa contraddizioni interne. Un esempio: la cancelliera Merkel fa piazza pulita dell’energia atomica in Germania sulla spinta emotiva della catastrofe nucleare di Fukushima? E di botto la produzione di monossido di carbonio raddoppia rispetto alla Francia, che la propria energia nucleare la vende a tutti i paesi vicini … È una tragedia? Forse. Intanto Manoury ci costruisce sopra un “Thinkspiel”, definizione tanto originale quanto linguisticamente disinvolta, che allude a un Singspiel per pensare o che magari vuol dire un gioco col pensiero o di pensieri. Sì perché, nonostante un certo sussiego tutto francese specie nei proclami letti al microfono dallo stesso Manoury nelle sue due brevi comparsate, su quest’apocalisse, che si scatena proprio mentre nel centro culturale francese di Tokyo va in scena la soirée musicale “Kein Licht” dedicata all’apocalisse, si può anche cantarci sopra, magari allegramente. Insomma, siamo dalle parti del vecchio ridere delle follie del mondo con contorno di live electronic. Divisa in tre parti (2011, 2012 e 2017) e frammentaria come il testo della Jelinek è anche la partitura, che alterna interventi orchestrali e solipsismi strumentali, sperimentalismi elettronici dal sapore un po’ rétro, siparietti parlati piuttosto prolissi che talora scivolano nell’assurdo, a incursioni vocali spesso divertite e meno spesso di tono più elevato come il Lamento 3 del contralto (Christina Daletska) sul nietzschiano “O Mensch!”, che inevitabilmente richiama altre apocalissi mahleriane. Non manca nemmeno un’elaborazione di guaiti rigorosamente live dalla cagnolina Cheecky (accreditata in locandina). Animata la realizzazione di Stemann con l’orchestra in scena, inondazioni reali, incursioni in platea dei performers, luci in sala, e interazioni con la platea. Ma il tutto appare piuttosto artificioso per essere teatro autenticamente politico e comunque molto lontano, per dire, dalla forza eversiva delle storiche performance del Living Theatre ma anche dalle provocazioni acrobatico-muscolari della Fura dels Baus. Nessuna contestazione dalla sala, molti applausi.
È certamente lodevole l’attenzione degli artisti ai grandi temi civili, ma se si lasciassero i proclami ai politici?
Note: Commissione e produzione dell’Opéra Comique di Parigi in collaborazione con Ruhrtriennale, Opéra national du Rhin, Festival Musica, Teatro nazionale croato di Zagabria, Grands Théâtres de la Ville de Luxembourg, Münchner Kammerspiele, Ircam-Centre Pompidou, United instruments of Lucilin. Con il sostegno del Fonds de Création Lyrique e del Fonds franco-allemand pour la musique contemporaine / Impuls Neue Musik
Interpreti: Sarah Maria Sun (soprano), Olivia Vermeulen (mezzosoprano), Christina Daletska (contralto), Lionel Peintre (baritono), Caroline Peters e Niels Bormann (attori), Cheeky
Regia: Nicolas Stemann
Scene: Katrin Nottrodt
Costumi: Marysol del Castillo
Orchestra: United instruments of Lucilin
Direttore: Julien Leroy
Coro: Quartetto vocale del Coro del Teatro nazionale croato di Zagabria
Luci: Rainer Casper (video: Claudia Lehmann)