L’altro Festival Verdi
Il concerto sinfonico corale di Roberto Abbado, il Requiem di Daniele Gatti e il Simon Boccanegra in forma di concerto di Michele Mariotti
Il programma 2021 del Festival Verdi di Parma da poco concluso, oltre alla nuova produzione de Un ballo in maschera di cui abbiamo già parlato, ha offerto diverse occasioni concertistiche le quali – seppur rinunciando alla forma scenica di ulteriori allestimenti operistici quale retaggio delle limitazioni produttive legate anche al periodo pandemico – sono riuscite a proporre una significativa varietà di punti di vista interpretativi da un lato e di collaborazioni con altre realtà musicali dall’altro.
In questo quadro, il primo appuntamento che abbiamo seguito è stato il concerto sinfonico corale ospitato il 26 settembre al Teatro Regio di Parma, che ha visto protagonista Roberto Abbado, direttore musicale del Festival Verdi, alla guida Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, partner istituzionale della manifestazione parmigiana, e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani. Una collaborazione, quella tra le istituzioni musicali delle due città emiliane, che si è rinnovata sulla scorta di un programma che ha previsto brani sinfonici e corali tratti da opere quali Oberto, Conte di San Bonifacio, Il finto Stanislao, I Lombardi alla prima Crociata, Giovanna d’Arco. A questi si sono aggiunte anche pagine quali “Comme le Dieu Bel notre grande reine” o “Molles brises dans l’air bercées” tratte da Nabuchodonosor, al centro delle quali è stato incastonato il Divertissement tratto dallo stesso titolo e composto da Verdi nel 1848 per una ripresa in lingua francese dell’opera al Théâtre Royal de la Monnaie a Bruxelles secondo lo stile e le convenzioni del grand opéra. Il brano, proposto in questa occasione in prima esecuzione assoluta in tempi moderni e la cui edizione critica è in preparazione per The University of Chicago Press e Casa Ricordi, è stato recuperato dal musicologo Knud Arne Jürgensen tra i manoscritti autografi conservati nella villa del compositore a Sant’Agata.
Una pagina preziosa dal punto di vista documentario, quindi, la quale, più che rivelare chissà quali reconditi scarti stilistici usciti dalla penna del compositore di Busseto, ha confermato la capacità dell’estro verdiano di adeguarsi alle esigenze del gusto proprio dei mercati operistici del suo tempo. Un carattere che Roberto Abbado è riuscito a restituire con consolidata ed elegante efficacia, confermando quella capacità di lettura intrisa di pregnante ed equilibrata pulizia espressiva che le compagini orchestrale e corale hanno saputo assecondare con vivace reattività.
Di segno decisamente differente si è rivelato il successivo appuntamento del 2 ottobre, dove Daniele Gatti si è confrontato con il Requiem verdiano – qui proposto nell’edizione critica a cura di David Rosen – alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e del Coro del Teatro Regio di Parma, sempre preparato da Faggiani. Quella offerta dal direttore milanese è parsa una lettura estremamente drammatizzata, imperniata su una sorta di estremizzazione espressiva capace di valorizzare scarti dinamici e colori strumentali sbalzati quasi per contrapposizione narrativa. Dal denso equilibrio di Requiem e Kyrie all’estremo strappo drammatico del Dies irae, fino all’incedere rituale e dolente del Lacrymosa e alla disarmata dolcezza dell’Agnus Dei, i diversi numeri si sono susseguiti secondo il passo trascinante impresso da Gatti e che l’orchestra e il coro sono riusciti a seguire con compatta coerenza. Un dato condiviso anche dai solisti coinvolti, a partire dalle voci femminili del soprano Maria Agresta e del mezzosoprano Elīna Garanča, completate dal tenore Antonio Poli e dal basso John Relyea.
L’ultimo appuntamento che abbiamo seguito è stato rappresentato dal debutto, il 9 ottobre, del Simon Boccanegra proposto in forma di concerto nell’ambito di una coproduzione realizzata con la Fondazione Teatro Comunale di Bologna. In questa occasione la direzione musicale e la concertazione è stata affidata a Michele Mariotti sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di Bologna preparato da Gea Garatti Ansini. Seppure l’assenza della dimensione scenica snaturi per ovvi motivi il carattere complessivo di un lavoro pensato per la cifra narrativa teatrale, Mariotti è riuscito nel complesso a valorizzare il dato musicale di un’opera certo non delle più semplici da proporre attraverso una lettura prettamente concertistica. In questo senso il tessuto strumentale è stato tratteggiato con costante ed efficace equilibrio, un carattere che è emerso quale principale valore aggiunto dell’intera serata e che il direttore pesarese ha plasmato a favore del dato vocale, sia nei confronti di un impasto corale dalla presenza misurata, sia rispetto ai diversi personaggi che abitano quest’opera. Tra questi Igor Golovatenko, protagonista di un solido debutto nel ruolo del titolo, e Angela Meade, anch’essa al debutto nel ruolo di Amelia ed efficace nel restituire con intensità vocale il suo personaggio. Ancora un debutto per Riccardo Della Sciucca nel ruolo di un Gabriele Adorno dalla presenza a tratti oltremodo perentoria, mentre Michele Pertusi ha confermato la densità vocale e la pregnanza interpretativa del suo Jacopo Fiesco. Completavano il cast Andrea Pellegrini (Pietro), Sergio Vitale (Paolo Albiani), Federico Veltri (Capitano dei balestrieri), Alessia Panza (Ancella di Amelia). Tutte e tre le serate sono state salutate da un palese successo di pubblico.
Per chi fosse interessato a indagare il rapporto tra melodramma da un lato e società in cui questa forma di espressione teatrale è nata dall’altro, segnaliamo infine una mostra proposta a latere di questa XXI edizione del Festival Verdi e tra gli ultimi atti di Parma Capitale Italiana della Cultura 2021: si tratta di Opera: il palcoscenico della società, in programma fino al 13 gennaio al Palazzo del Governatore con un’esposizione inedita curata dalla storica dell’arte Gloria Bianchino e dallo storico della musica Giuseppe Martini.
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