La tragedia di Lucrezia
Donizetti a Essen
Platea decisamente affollata all’Aalto-Theater di Essen per la premiére di una Lucrezia Borgia che, causa diverse indisposizioni dell’ultimo momento, si presentava con un cast ricco di ‘riserve’, si passi il linguaggio calcistico distante comunque anni luce da questo contesto. Addirittura, come annunciato, anche il soprano italiano Marta Torbidoni — che sostituiva Jessica Muirhead nel ruolo della protagonista — ha rischiato di saltare la prima, ma fortunatamente le sue condizioni alla fine le hanno permesso di affrontare comunque il palcoscenico. All’apertura del sipario un bel camino acceso ha scaldato subito gli animi degli spettatori, i quali si sono però improvvisamente trovati ad assistere a un omicidio, vittima proprio Lucrezia Borgia. Forse è stata l’atmosfera tetra che Donizetti evoca all’inizio del prologo a suggerire al regista Ben Baur questa scelta, ben più che una licenza poetica. Vero infatti che la donna alla fine dell’opera rischia di morire pugnalata ma si salva rivelando all’uomo che sta per assassinarla di essere sua madre. Di fatto l’omicidio a lungo meditato dal giovane Gennaro e ulteriormente motivato dalla strage di cui sono vittime i suoi nobili amici, addirittura verrà ancora una volta riproposto agli occhi degli spettatori alla fine del I atto. L’ insistenza di Baur nel rimarcare il lato tragico e drammatico dell’intera vicenda ha evidentemente voluto fare da contraltare alle diverse situazioni più leggere che caratterizzano il lavoro del compositore bergamasco, a cominciare dalla festa notturna che si svolge a Venezia e nella quale è ambientato l’intero prologo. L’operazione è sostanzialmente riuscita, perché malgrado i molteplici momenti in cui la musica di Donizetti assume un tono più leggero, resta sotterraneo il dramma di una figura femminile caratterialmente molto forte, tormentata però da un passato dal quale vorrebbe in cuor suo liberarsi. Molto duttile le direzione di Andrea Sanguineti — che tra circa un anno proprio a Essen assumerà la carica di direttore stabile — alla guida di un’orchestra dal suono corposo ma mai pesante, pronto a fornire costantemente un sostegno espressivo alle voci dei cantanti in scena, assecondando anche quelle libertà di tempo che il bel canto di Donizetti affida all’intelligenza degli interpreti. Cast vocale complessivamente di buon livello ma un plauso in particolare lo meritano Marta Torbidoni, una Lucrezia Borgia di forte spessore caratteriale, e Davide Giangregorio, pure lui chiamato all’ultimo momento per sostituire Almas Svilpa nel complesso ruolo di Don Alfonso.
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