La Toscanini con la mascherina
A Parma un successo “liberatorio” per il ritorno dal vivo della Filarmonica diretta da Lanzillotta, tra Tosti e Beethoven
In fondo c’era da aspettarselo: il ritorno alla musica dal vivo, nei diversi concerti proposti nel nostro Paese lo scorso lunedì 15 giugno, ha assunto un’inevitabile valenza simbolica. Così è stato per Rifiorire, iniziativa offerta dalla Fondazione Toscanini alla città di Parma e dedicata agli abbonati della stagione 2020 che hanno rinunciato al rimborso, oltre al personale medico e infermieristico e ai soccorritori impegnati nell’emergenza Covid19.
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Delle due serate – 15 e 16 giugno, appunto – abbiamo seguito la prima, inizialmente prevista en plein air ma spostata all’interno dell’Auditorium Paganini per il tempo instabile. Già l’ingresso del pubblico, con mascherine e modalità che applicavano tutte le misure di controllo e distanziamento previste, offriva una sensazione un poco straniante, specie nel vedere i 200 ospiti – limite massimo imposto dalle norme – sparpagliati a distanza tra i 780 posti della sala.
Una dimensione che si è sciolta nell’applauso liberatorio che ha accolto l’ingresso sul palco di una compagine orchestrale a ranghi ridotti: quello che solitamente è un formale rito di circostanza si è rivelato un lungo e caloroso gesto di riconoscimento reciproco, condiviso in modo spontaneo e senza retorica tra pubblico e musicisti.
In questa atmosfera, il percorso musicale offerto dalla Filarmonica Toscanini guidata da Francesco Lanzillotta ha preso le mosse da una selezione di arie e romanze di Francesco Paolo Tosti, la cui dimensione espressiva è stata dilatata dagli arrangiamenti per orchestra dello stesso Lanzillotta, che hanno ampliato l’originaria scrittura per voce e pianoforte. Tra la variegata selezione di liriche, parte delle quali trovavano un valore aggiunto nelle poesie di Gabriele D’Annunzio, si è mossa con efficacia la voce di mezzosoprano di Daniela Pini.
La seconda parte del programma è stato dedicato a una Settima sinfonia di Beethoven che ha inevitabilmente subito le conseguenze di una riscrittura per piccola orchestra, seppure realizzata con palese cura da Fabio Massimo Capogrosso, compositore in residenza della stessa Toscanini. Dei quattro movimenti, tutti tratteggiati con buon impegno da Lanzillotta, è emerso il celebre Allegretto che, con il suo rituale incedere e il suo struggente intreccio melodico, ha rappresentato il momento più intenso della serata, rievocando quella che Giacomo Manzoni ha descritto come l’espressione di un «sentimento di elegiaca, penetrante mestizia», sciolto poi nel clima più luminoso dei movimenti seguenti e salutato dai calorosi applausi finali.
Per la cronaca, assieme alla presenza di alcuni rappresentanti delle istituzioni, culturali e non, della città è parsa perlomeno curiosa l’assenza di esponenti dell’amministrazione comunale in questa prima serata di musica dal vivo post confinamento, segnata anche da una valenza formale e simbolica.
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