La taranta secondo Einaudi
A Roma l'Orchestra Popolare "celebra" i santi Pietro e Paolo
Recensione
world
Con le straordinarie mutazioni dell’epoca post-moderna può accadere che un rituale coreutico-musicale, celebrato annualmente il 29 giugno nella chiesa che porta il nome del suo santo protettore, trovi, a distanza di più di cinquant’anni, nuova forma e insolita collocazione nell’auditorium del tempio della musica più noto d’Italia.
Mentre nelle lande ormai infuocate del profondo Salento tutto è pronto per accogliere Bregovic, il “maestro concertatore” venuto dall’Est per la quindicesima Notte della Taranta, il 29 giugno, festa di San Pietro e Paolo, nella cavea del Parco della Musica di Roma si è celebrato il santo delle tarantate secondo Ludovico Einaudi (maestro concertatore del festival melpignanese nel biennio 2010-2011).
La sua taranta si è subito imposta per il ritorno ai tratti primigeni della musica salentina di tradizione orale, sotto l’etichetta di quel minimalismo che tanto ha soddisfatto i puristi salentini; per la ricerca delle costanti paradigmatiche tra le musiche del mondo e la pizzica; per la loro fusione in uno spettacolo dove l’elemento evocativo che cattura e strabilia – non importa se acustico o visivo – diventa il principio generatore non svelato.
Accompagnato da buona parte dell’organico che compone l’Orchestra della Notte della Taranta e coadiuvato da nomi noti della world music contemporanea, Einaudi ha catturato il folto pubblico “somministrando” ritmi ostinati e travolgenti che nel frattempo, però, del tarantismo si sono persi il fondamento terapeutico: la tensione ritmico-armonica e la contrametricità che scatenavano la crisi prima della guarigione. Gli elementi dell’orchestra (salentini e ospiti) si combinano tra loro in maniera quasi fluida grazie ad un lavoro di concertazione fatto a monte dal maestro torinese, ma le parti danno spesso la sensazione di essere incasellate in postazioni mobili che si avvicendano quasi esclusivamente per giustapposizione e non per sapiente intreccio.
Einaudi è uno che il mestiere lo conosce a fondo e lo pratica con zelo encomiabile, la costruzione dello spettacolo che ne deriva è così solida e robusta, come una fortezza salentina, e irresistibilmente accattivante (per chi si accontenta degli “esotismi di casa nostra” in chiave “world”), ma statica e spesso ridondante nella sua ripetitività.
Interpreti: Orchestra: "La notte della taranta" Direzione: Ludovico Einaudi “maestro concertatore” Ospiti speciali: Savina Yannatou voce, Mercan Dede & Secret Tribe, Ballaké Sissoko kora, Justin Adams & Juldeh Camara, Joji Hirota & The Taiko Drummers
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