Al popolo serve uno zar. Creiamolo. Virtualmente s’intende: partendo da un uomo in carne e ossa, ma con un’immagine costruita nei dettagli dal centro di controllo del potere russo. Accanto a lui ci deve essere una donna, scelta tra le più belle ragazze che la patria offre, e che va sacrificata per una necessità più alta, senza badare a desideri e sentimenti. È “La sposa dello Zar” di Rimskij-Korsakov con la regia di Dmitri Tchernjakov e la direzione di Daniel Barenboim, che l’ha scelta per inaugurare la stagione della sua Staatsoper berlinese. Uno spettacolo coprodotto con il Teatro alla Scala di Milano, dove arriverà il prossimo marzo.
Tutto parte dall’idea che lo Zar non esista, e d’altronde nell’opera "Ivan il Terribile" compare una sola volta, muto. Esiste invece un sistema di manipolazione delle coscienze del popolo attraverso l’immagine, che creerà prima uno zar, e poi una donna per lui, Marfa, interpretata da Olga Peretyatko, che restituisce con grazia vocale e scenica il ruolo della protagonista. Accanto a lei, nei panni della rivale Ljubascha, l’altrettanto straordinaria Anita Rachvelishvili, che deposti i panni di Carmen con i quali è balzata agli onori della cronaca, presta la sua voce brunita e imponente a un ruolo dai toni tragici, che le calza alla perfezione. Ma tutto il cast è impegnato ai massimi livelli in uno spettacolo del quale evidentemente percepisce l’intelligenza e l’efficacia, visibile già dall’organizzazione scenica su piattaforma girevole, che con una rapida rotazione consente di cambiare il punto di vista, assecondando la musica e la drammaturgia.
Daniel Barenboim dal canto suo è particolarmente convincente e stacca tempi per lui insolitamente rapidi, sostenendo perfettamente uno spettacolo dal ritmo incalzante, che conquista il pubblico.
Interpreti: Anatoli Kotscherga (Sobakin), Olga Peretyatko (Marfa), Johannes Martin Kraenzle (Grjasnoj), Tobias Schnabel (Maljuta-Skuratow), Pavel Cernoch (Lykov), Anita Rachvelishvili (Ljubascha), Stephan Rugamer (Bomelius), Anna Tomowa-Sintow *Saburowa(, Jurgita Adamonyté (Dunjascha), Carola Hoehn (Petrowna).
Regia: Dmitri Tcherniakov
Scene: Dmitri Tcherniakov
Costumi: Elena Zaytseva
Orchestra: Staatskapelle Berlin
Direttore: Daniel Barenboim
Luci: Gleb Filshtinsky