La parabola di Britten

Spettacolo semplice ma anche molto teatrale di Martone, come la musica di Britten

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Britten
04 Luglio 2014
È un peccato che The Prodigal Son abbia avuto una sola recita, per poche centinaia di spettatori, quanti ne può contenere la basilica di S. Maria in Ara Coeli, se tutta la navata centrale viene riservata all'azione scenica: ma si è dovuto pagare questo prezzo, perchè tale ambientazione si è rivelata determinante per questo bellissimo spettacolo. Per questa parabola da chiesa Britten si riallaccia idealmente al dramma liturgico medioevale. Inizia infatti con un inno in canto gregoriano (che purissima bellezza!) e con la vestizione degli attori, che dismettono gli abiti monacali e indossano i costumi dei rispettivi personaggi, per tornare a vestire la tonaca alla fine della rappresentazione, prima di intonare di nuovo l'inno. Mario Martone offre qui un altro esempio del suo dono impareggiabile di far teatro con nulla: teatro allo stato puro. Un tavolo posto nella crociera, quasi a duplicare la mensa dell'altare, è l'unico elemento scenico oltre alla chiesa stessa: il libretto nemmeno lo richiederebbe, ma sta a simboleggiare l'unità della famiglia, da cui il figlio minore si distacca, attratto dalle lusinghe del mondo, per poi farvi ritorno povero ed essere accolto e perdonato dal padre. Al lato opposto la navata è chiusa da un grande sipario di velluto rosso, a richiamare il teatro, perché questa parabola è anche molto teatrale, racconta avventure e passioni molto umane. Questo sipario si apre per alcuni istanti, facendo intravedere - tra dense ombre alla Rembrandt, un cui quadro ispirò Britten - i luoghi della perdizione del giovane, una taverna, un bordello, un tavolo da gioco. Straordinario è il senso dello spazio con cui Martone distribuisce l'azione nella lunga navata. Straordinario è il suo lavoro con i cantanti-attori, in particolare con il bravissimo Ladislav Elgr - Figliol prodigo. Bravi anche gli altri interpreti, in ruoli più lineari e contenuti. E bravi i piccoli gruppi corale e strumentale dell'Opera, sotto la direzione discreta ma attentissima di James Conlon.

Interpreti: Tentatore/Abate: Matthew O'Neill, Il Padre: James Creswell; Il figlio minore: Ladislav Elgr; Il Figlio maggiore: Liam Bonner; Giovani Servitori e Voci Distanti: Allievi della Scuola di Canto Corale del Teatro dell'Opera

Regia: Mario Martone

Costumi: Ursula Patzak

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: James Conlon

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Pasquale Mari

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