La musica sacra russa risuona tra le colonne di Santa Maria Maggiore
A Roma, una particolare esperienza d’ascolto grazie al Coro Statale della Cappella San Pietroburgo
Delle varie sedi in cui si svolgono i concerti proposti dal Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra – le quattro Basiliche patriarcali di Roma e, occasionalmente, altre sedi come la Chiesa di Sant’Ignazio a Campo Marzio – certamente la Basilica di Santa Maria Maggiore è quella in cui l’ascolto della musica affascina e suggestiona l’ascoltatore in un modo che altri luoghi non sempre riescono a eguagliare. Unica tra le Basiliche patriarcali romane ad aver conservato le strutture paleocristiane, offre al visitatore delle visioni spettacolari, come quella dei mosaici realizzati nel V secolo che si snodano lungo la navata centrale e sull’arco trionfale. Voluti dal papa Sisto III, riassumono i quattro cicli dall’Antico Testamento che hanno come protagonisti Abramo, Giacobbe, Mosè e Giosuè e poi le prime vicende della Sacra Famiglia, dall’Annunciazione all’adorazione dei Magi. Questo il magnifico contesto artistico che ha ospitato – in uno tra gli appuntamenti più interessanti della programmazione 2018 – il Coro Statale della Cappella di San Pietroburgo, diretto da oltre quarant’anni da Vladislav Chernushenko, impegnato in un concerto che per gran parte è stato dedicato alla musica sacra ortodossa russa.
Non tanto nell’evidente omaggio al nostro paese con cui si è aperto il programma – dalla polifonia rinascimentale di Palestrina alla musica sacra di Verdi e Pizzetti – quanto nel repertorio russo sono infatti emerse le eccellenti qualità della formazione vocale di San Pietroburgo. Confortate anche dall’acustica della Basilica (un riverbero contenuto entro limiti ancora ragionevoli) le voci maschili e femminili del coro hanno fatto apprezzare al folto pubblico romano pagine di autori come Georgij Sviridov, allievo di Šostakovič proprio al Conservatorio di San Pietroburgo, Pavel Chesnokov, forse il più celebre compositore russo di opere corali, e Alexander Archangelski, tutti appartenenti al tardo Ottocento o alla prima metà del XX secolo. Mentre il repertorio contemporaneo è stato rappresentato da alcuni interessanti brani del russoAlexander Kosolapow edel serbo Zoran Mulić. Estremamente duttili nel seguire le indicazioni di Chernushenko, i cantori russi erano visibilmente a proprio agio nel repertorio del loro paese, capaci di passare da sonorità sommesse a grandiosi momenti di invocazione corale. Tra di loro, vari solisti che si sono alternati nei brani, mettendo in primo piano delle qualità vocali – soprattutto nel caso delle voci maschili – tipiche della tradizione russa, con risultati di grande effetto in particolare per le musiche di Sviridov e Chesnokov. Una apprezzabile serata alla scoperta della grande religiosità dell’Europa orientale, con un repertorio musicale che non è frequente ascoltare nelle Chiese romane e che, grazie a questo Festival giunto alla XVII edizione, è viceversa potuto risuonare nella splendida cornice di Santa Maria Maggiore.
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