La classe della Calcanhotto

La cantante-compositrice brasiliana in un recital in solo per il festival Brasil!

Recensione
world
Auditorium Parco della Musica Roma
22 Settembre 2013
La parabola artistica di Adriana Calcanhotto supera il ventennale ormai, e le sue sparute apparizioni italiane sono attese con emozione. Bene dunque che il festival Brasil! all'Auditorium di Roma le abbia riservato il concerto conclusivo in Sala Petrassi, in una delle sue rare esibizioni acustiche, solo voce e chitarra. Dopo l'avventura di [i]O Micróbio Do Samba[/i], sottile e sofisticato gioco sentimentale a contatto con i ritmi bahiani, Adriana si misura con le insidie del recital antologico senza rete. In poco più di un'ora, davanti a un pubblico davvero attento, l'artista ha ribadito alcune qualità fuori dal comune: pur pagando tributo, anche senza testi espliciti, alla personalità di Elis Regina (senza la sua veemenza ma con tutta l'eleganza), la Calcanhotto si dimostra davvero la più interessante autrice-interprete brasiliana arrivata dopo le dive della MPB. Intanto perché riesce a far convivere diverse anime stilistiche senza enfasi né eccessi (lato sperimentale, amore per la bossa, aperture pop mai banali, poesia infantile-ironica, il samba...); e inoltre per una felicità compositiva disarmante e una fragilità interpretativa che non esclude forza e carattere. Il repertorio ha pescato un po' in tutta la discografia personale ed ha omaggiato Jobim (“Ela é carioca”), Arnaldo Antunes (“Para là”), Waly Salomo. Tra i brani originali spicca ancora una canzone-capolavoro come “Esquadros” (da [i]Senhas[/i]) con una tensione espressiva melodia-testi di notevole fascino; e poi “Cantada”, incisa anche mirabilmente da Maria Bethania, “Fico Assim Sem Voc” (unico pezzo da [i]Partimpim[/i], proposto nei bis), le recenti “Mais Perfumado” e “Tà Na Minha Hora”. Detto della bellezza rapinosa dell'atmosfera d'insieme, non si può tacere della stanchezza mostrata a tratti da Adriana, in una serata tecnicamente nervosa, che la obbligava a ripetere qualche esecuzione fallosa sia con la chitarra che vocalmente. Situazione recuperata con il mestiere, il gioco, l'ironia. E perdonata dal pubblico, che ha sempre applaudito e sospinto la performance con affetto.

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