Julia Kent e i tre moschettieri
Un progetto di nuova musica
Recensione
oltre
Tempi duri. Difficiile riempire la sala anche con un artista conosciuto, preso su da un agente vendidate. Così, qualcuno se ne va all'essenza del fare arte e del fare musica. Si torna in laboratorio, a cercare, a mettere insieme talenti ed esperienze, offrendosi all'ascolto dei giovani che possono ancora apprendere, confrontarsi. Questo è il concept che Alberto Campo ha messo a disposizione di Silvio Mossetto di Musica 90 e le loro "Sessions", a Torino al CAP 10100 di corso Moncalieri 18.
Il ruolo di catalizzatore tocca alla canadese Julia Kent, violoncellista di riferimento della scena newyorkese, chiamata nell'occasione a fare musica insieme al trombettista Ivan Bert, all'elettronico Paolo Dellapiana (Larsen) e al chitarrista Paolo Spaccamonti. Se ne farà, si dice, un disco in vinile. Julia Kent ha appena pubblicato il suo nuovo disco, "Character" (The Leaf Label): disteso in ballate sterminate, emotive, a volte nervose, emozionanti sempre, femminili (nel senso di "delicate, sensibili").
Sabato 16 febbraio 2013 in questo teatro torinese sul Po che potremmo definire off, c'erano almeno un centinaio di persone, pronte al rito di quei quattro: tutte pagavano 5 euro, abbandonando ciance elettorali e Festival di Sanremo. Julia Kent era molto accogliente, con i capelli sciolti e i piedi nudi, e ha lasciato molto spazio ai suoi tre bravi compagni di progetto. L'elettronica, il teremin e la fisarmonica di Dellapiana hanno preso il largo, nel senso che proprio si sono allargati per dominazione di tessitura elettronica, e volume di suono, e qualità dominante della diffusione audio. La chitarra, la tromba e il violoncello hanno fatto corte. Era la prima volta, di queste "Sessions". Ne potrebbe nascere una bella band internazionale di nuova musica italiana.
Il ruolo di catalizzatore tocca alla canadese Julia Kent, violoncellista di riferimento della scena newyorkese, chiamata nell'occasione a fare musica insieme al trombettista Ivan Bert, all'elettronico Paolo Dellapiana (Larsen) e al chitarrista Paolo Spaccamonti. Se ne farà, si dice, un disco in vinile. Julia Kent ha appena pubblicato il suo nuovo disco, "Character" (The Leaf Label): disteso in ballate sterminate, emotive, a volte nervose, emozionanti sempre, femminili (nel senso di "delicate, sensibili").
Sabato 16 febbraio 2013 in questo teatro torinese sul Po che potremmo definire off, c'erano almeno un centinaio di persone, pronte al rito di quei quattro: tutte pagavano 5 euro, abbandonando ciance elettorali e Festival di Sanremo. Julia Kent era molto accogliente, con i capelli sciolti e i piedi nudi, e ha lasciato molto spazio ai suoi tre bravi compagni di progetto. L'elettronica, il teremin e la fisarmonica di Dellapiana hanno preso il largo, nel senso che proprio si sono allargati per dominazione di tessitura elettronica, e volume di suono, e qualità dominante della diffusione audio. La chitarra, la tromba e il violoncello hanno fatto corte. Era la prima volta, di queste "Sessions". Ne potrebbe nascere una bella band internazionale di nuova musica italiana.
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