Il “San Giovanni Battista” di Stradella apre a Viterbo il festival barocco della Tuscia

Bellissima l’interpretazione che del capolavoro seicentesco ha offerto Andrea De Carlo, tra i principali artefici della riscoperta della musica di Stradella

Andrea De Carlo
Andrea De Carlo
Recensione
classica
Viterbo, Chiesa di Santa Maria Nuova
San Giovanni Battista
31 Agosto 2024

Il Festival barocco Alessandro Stradella, che anche quest’anno si svolge a Viterbo e in varie altre località della Tuscia fino al 28 settembre, è un appuntamento imperdibile non solo per gli appassionati della musica barocca, soprattutto per la riscoperta della musica di Stradella – e anche di altri importanti ma dimenticati compositori originari del viterbese, come Domenico Massenzio – che sta portando avanti da vari anni. Recentemente è stato scoperto che Stradella sarebbe nato non a Nepi, presso Viterbo, ma a Bologna, dove il padre ricopriva in quegli anni un incarico amministrativo. Ma poco importa dove sia nato, Stradella è un genio universale, spesso paragonato a Caravaggio per le sue vicende biografiche e ancor più per la sua arte, quindi Viterbo, continua a celebrarlo.

L’anima del festival è Andrea De Carlo, assiduo interprete e divulgatore della musica di Stradella, di cui ha intrapreso l’incisione degli opera omnia. Dopo aver proposto tante composizioni di Stradella di raro ascolto, questa volta ha inaugurato il festival con il suo lavoro più noto, l’oratorio San Giovanni Battista, considerato da Stradella stesso la sua opera migliore. La prima esecuzione avvenne nel 1675 con cinque solisti vocali (che riuniti insieme fungevano anche da coro) e un ampio (per l’epoca) organico orchestrale di ben ventisette strumentisti, divisi in concertino e concerto grosso: è uno dei primi esempi di quest’uso, ben prima dei Concerti grossi op. 6 di Corelli, pubblicati nel 1714. 

Stradella usò i due gruppi di strumenti per dare varietà di espressione e contrasti drammatici alla storia della morte di San Giovanni, che è piuttosto eccentrica nei vangeli, per la carica di perversione e di erotismo che vi introducono Salomè e la sua amabile famigliola. Ovviamente non ci si deve attendere che nella musica del Seicento questi aspetti siano così espliciti come in Oscar Wilde e Richard Strauss: Stradella inizialmente, seguendo il libretto, vi mette la sordina, ma poi si inoltra nei lati torbidi della vicenda e mette in rilievo la sensualità di Salome (qui appellata Erodiade la Figlia) e la sua psiche contorta, in modo assolutamente inconsueto per la musica dell’epoca. È la ragione per cui la musica, che all’inizio è splendida ma non si allontana molto dai canoni del tardo Seicento, diventa straordinaria nella seconda parte di quest’oratorio.

L’esecuzione offertane da Andrea De Carlo ha colto perfettamente l’eccezionalità del capolavoro di Stradella, rivelandone la modernità che va oltre il Seicento, ma senza stravolgerne lo stile. Gli ha risposto impeccabilmente il “suo” ensemble strumentale Mare Nostrum. Ottimi i cantanti. Il controtenore Danilo Pastore ha interpretato Giovanni Battista con voce gradevole (ormai le migliori voci di questo tipo non sono più stridule come un tempo) e ben controllata, dando però una versione un po’ manierata dello stile barocco. Più che il santo sono i “cattivi” i personaggi più interessanti: il soprano (all’epoca era un musico, poiché le cantanti non erano ammesse a Roma) Silvia Frigato coglieva in modo ideale il punto d’incontro tra vocalità barocca e sensualità di Salomè, il basso Masashi Tomosugi dava voce potente e incisiva a Erode, l’altro soprano Dorotea Szczepanska prestava un bel timbro ad Erodiade la Madre e il tenore Roberto Manuel Zangari dava un bel rilievo anche a un personaggio minore come il Consigliero. Tutti insieme cantavano i brevi interventi del coro.

La chiesa di Santa Maria Nuova (una splendida architetture romanica dell’undicesimo secolo rimasta pressoché intatta, a prescindere da alcuni restauri) era colma di ascoltatori sia locali sia venuti da lontano, che non hanno lesinato gli applausi a questa bellissima esecuzione di un grande capolavoro.

 

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