Il Pipistrello, e torna il sorriso

Die Fledermaus, l’operetta capolavoro di Johann Strauss jr, in un azzeccato allestimento al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, con Zubin Mehta sul podio e un allestimento e un cast davvero brillanti

Il Pipistrello (Foto Michele Monasta)
Il Pipistrello (Foto Michele Monasta)
Recensione
classica
Teatro del Maggio, Firenze
Il Pipistrello
16 Gennaio 2022 - 23 Gennaio 2022

Anche i più tetragoni al fascino dell’operetta viennese devono inchinarsi di fronte ad una vetta di questo genere com’è Il Pipistrello di Johann Strauss jr., malioso e spumeggiante com’è, anche se purtroppo, diversamente da quanto sarebbe successo in altri periodi, per la prima di domenica sera la cavea del Teatro del Maggio presentava un pubblico non proprio straboccante, tutt’altro. La paura di tornare nei luoghi teatrali e museali è ancora tanta, e oltretutto il Covid ha un po’ colpito anche stavolta: il grande pianista Rudolf Buchbinder, che avrebbe dovuto fornire un numero extra con un’esibizione – imperniata ovviamente sui temi favoriti del Pipistrello - nei panni dell’ipotetico pianista convocato per la festa a casa del principe Orlovsky, è risultato positivo proprio poco prima di andare in scena. Così ci ha raccontato, subito prima dello spettacolo,  il sovrintendente Alexander Pereira che di questo Pipistrello è stato ispiratore e artefice insieme a Zubin Mehta, un vecchio sogno viennese ispirato alla viennesità, autentica per Pereira, e, per Zubin Mehta, acquisita per lunghi anni di studi giovanili e continuata in carriera con tante frequentazioni, fino a oggi, fra cui l’aver più volte diretto il Concerto di Capodanno da Vienna, che degli Strauss e dello straussismo è la celebrazione massima. Tant’è che una prima parte dei Wiener, Rainer Kuechl, faceva da spalla in orchestra. Per il ballabile della festa dal principe Orlovsky c’era il Nuovo Balletto di Toscana  (coreografia di Karl Alfred Schreiner) in impagabili movenze atletico-pipistrellesche.

   E così il libretto di Carl Haffner e Richard Genée (tratto peraltro, lo ricordiamo, da fonte francese, Le Réveillon di Meilhac e Halévy) e le musiche di Johann Strauss jr hanno fatto volare questo Pipistrello fino ad ottenere il più cordiale e spensierato divertimento del pubblico presente, dalla divertente presentazione dello spettacolo (realizzata da Meike Eber e Raphael Kurig)  su cartelloni evocanti il cinema muto mentre scorrevano le note della celebre ouverture, a tutte le citazioni in chiave comica del repertorio illustre, Verdi e Puccini soprattutto, fino a un “Vincerò” assecondato con grande convinzione da Mehta e dall’orchestra. Era un bell’allestimento nuovo (in coproduzione con il Gaertnerplatztheater di Monaco di Baviera) con la regìa di Josef Ernst Koepplinger (scene di Rainer Sinell, costumi di Alfred Mayerhofer, luci di Valerio Tiberi), che spostava l’azione nei colorati anni Venti ma lasciava lo spirito della trama di inganni, travestimenti  e equivoci, con invenzioni briose e ben organizzate. C’era Mehta in ottima forma sul podio, e c’era un cast che ci è sembrato navigatissimo nel governare l’equilibrio fra farsa e eleganza così caro agli amanti del genere, tutti bravissimi, fra cui segnaliamo almeno Markus Werba, il protagonista Eisenstein, Alex Tsilogiannis, il suo antagonista Alfred, la deliziosa Regula Muehlemann, la cameriera Adele, Marina Viotti en travesti nei panni del principe Orlovsky, e Robert Meyer, divertententissimo carceriere. Successo ottimo e repliche 18, 20, 21 e 23 gennaio, quest’ultima alle 15,30.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln