“Il matrimonio segreto” ad Ancona

Il capolavoro buffo di Cimarosa torna dopo quasi un secolo al Teatro delle Muse

"Il matrimonio segreto" (foto di Danilo Antolini)
"Il matrimonio segreto" (foto di Danilo Antolini)
Recensione
classica
Ancona, Teatro delle Muse
Il matrimonio segreto
14 Ottobre 2022 - 16 Ottobre 2022

Dopo quasi un secolo dall’ultima rappresentazione (avvenuta nel 1928) il Teatro delle Muse di Ancona mette in scena Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa, capolavoro buffo tradotto in almeno dieci lingue e osannato da Stendhal, tra i pochissimi a non aver mai conosciuto un caduta di interesse dopo lo strepitoso successo della prima del 1792, al Burgtheater di Vienna.

Lo spettacolo, nuova produzione della Fondazione Teatro delle Muse  curata da Marco Baliani per la regia, Lucio Diana per le scene e le luci, Stefania Cempini per i costumi e Diego Ceretta per la direzione musicale, ha riscosso un buon successo di pubblico sia per l’interpretazione musicale che per la freschezza della regia. Tutti molto bravi i cantanti non solo sotto l’aspetto vocale, ma anche attoriale: gli interpreti hanno saputo ben coniugare gli aspetti a volte patetici e altri decisamente comici della partitura con grande padronanza del palcoscenico e altrettanta duttilità vocale. Si sono molto apprezzati il timbro cristallino e la naturalezza dell’emissione di Veronica Granatiero in Carolina, la bella voce dal timbro chiaro di Pierluigi D’Aloia in Paolino e il basso buffo  Filippo Morace in Geronimo, padre burbero e un po’ sordo,  perfettamente a suo agio nella parte.  Molto convincente anche Maria  Sardaryan in Elisetta, perfetta interprete di questo personaggio non facilissimo, perché poco simpatico, bizzoso e a cui sono assegnate  scene iraconde e una vocalità che vuole emularne le grida rabbiose.  Bene anche Mariangela Marini, timbro scuro contraltile nella zia Fidalma, e il basso Tommaso Barea nel Conte Robinson, entrambi molto bravi anche nella recitazione. La regia, come si diceva, ha enfatizzato le pieghe del libretto puntando su una gestualità spiccata degli interpreti e su una mimica facciale altrettanto espressiva; non sono mancati i momenti genuinamente comici, come nella cavatina della anziana Fidalma, in preda alle smanie amorose per il giovane Paolino, dove  i quattro mimi che animavano la scena le sventolavano dei ventagli sotto la gonna; o nel duetto tra i due bassi all’inizio del secondo atto, dove a Geronimo, per fare bene i conti sulla convenienza dell’ “accomodamento” con il Conte -che propone di avere in sposa la figlia cadetta, Carolina, per una dote dimezzata- viene dato un pallottoliere. Poetica e geniale invece la scena della celeberrima aria di Paolino “Pria che spunti in ciel l’aurora”, dove i due segreti sposini immaginano la fuga, e la poltrona su cui siede Carolina si trasforma, di profilo, in una biga tirata da immaginari cavalli-i mimi.

"Il matrimonio segreto" (foto di Danilo Antolini)
"Il matrimonio segreto" (foto di Danilo Antolini)

I quattro figuranti erano in effetti gli unici elementi ad muovere la scena, costituita solo da tendaggi e i cui unici richiami al 700 erano i costumi e i lampadari in stile. I mimi vestivano abiti della stessa stoffa e stessi colori dei tendaggi, sorta di spiritelli che enfatizzavano con la mimica le emozioni e i movimenti dei personaggi. Una scenografia minimalista quindi, affinché l’attenzione dello spettatore fosse tutta fissata sui personaggi in scena e sulla musica. Che è stata magistralmente diretta dal giovanissimo Diego Ceretta alla guida dell’Orchestra Sinfonica “G. Rossini”: tutto il brio, la comicità, e di contro il languore e il tono lacrimevole di questa splendida partitura sono state valorizzate dalla promettente bacchetta del direttore milanese.

A fine serata il pubblico è stato accolto nella piazza antistante il teatro per un brindisi in occasione dei vent’anni dalla riapertura, dopo decenni di chiusura, del teatro anconetano.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln

classica

Federico Maria Sardelli e il sopranista Bruno de Sá per un programma molto ben disegnato, fra Sturm und Drang, galanterie e delizie canore, con Mozart, da giovanissimo a autore maturo, come filo conduttore