Il magico Potter (non Harry ma John) nel misterioso mondo dell'elettronica.
"Being Dufay": dal compact ECM alla performance romana.
Recensione
classica
L'elettronica e la voce, ma una voce che parla di un passato lontano, coniugandosi con uno dei più moderni prodotti della mente umana, ovvero il computer. La seducente vocalità di John Potter, storico tenore dell'Hilliard Ensemble, e le raffinate tecniche digitali di Ambrose Field, pluripremiato compositore di musica elettronica, hanno interagito magistralmente nell'intima cornice del Teatro Studio, al Parco della Musica di Roma, in un concerto che prendeva le mosse da quel "Being Dufay", prodotto lo scorso anno dalla ECM, che dava anche il titolo alla serata. Una sapiente alchimia, arricchita dalle immagini del filmaker Michael Lynch, che nasceva da alcuni frammenti tratti dalle 'chansons" di Guillaume Dufay, scelti dai due artisti inglesi per fare da detonatore emotivo al potenziale espressivo realizzato attraverso il computer. Field si è mosso intorno alla voce di Potter modulando con estrema grazia i suoni elettronici, spaziando dalle più delicate atmosfere (peraltro non lontane dal mondo dei Tangerine Dream) fino alla pienezza di sonorità che parevano portare a estrema rottura i temi propri di quel repertorio rinascimentale, l'amore, la fede, l'amicizia, la passione. Da "Ma belle dame souveraigne" fino a "La dolce vista" è stato tutto un caleidoscopio di sensazioni, un viaggio all'interno della memoria musicale dell'uomo che Field ha potuto intraprendere sia grazie al suo marcato spirito di esploratore, sia grazie all'indubbia generosità di quel grande interprete che è John Potter.
Interpreti: John Potter, tenore Ambrose Field, elettronica
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