Il libertino sbarca a Hollywood
Il genio polivalente di Robert Lepage ha firmato il nuovo, bellissimo Rake's Progress dell'Opera di Lione, una produzione a più mani con i teatri di Bruxelles, San Francisco, Londra e Madrid.
Recensione
classica
Il genio polivalente di Robert Lepage ha firmato il nuovo, bellissimo Rake's Progress dell'Opera di Lione, una produzione a più mani con i teatri di Bruxelles, San Francisco, Londra e Madrid. Lo spettacolo è ricco di effetti multimediali, proiezioni e trovate geniali, ma sempre fedele allo spirito dell'opera di Stravinsky. L'unica importante libertà è quella di ambientare la vicenda negli Stati Uniti e ai giorni nostri, cosa che rende un po' più straniante la musica neoclassica della partitura, in realtà coerente con l'ambientazione originaria nell'Inghilterra del diciottesimo secolo. Lepage però ha colto con tanta precisione le implicazioni morali dell'opera che nella trasformazione spazio-temporale nulla è andato perduto e la sua fantasia, a suo agio nell'immaginario hollywoodiano, ha potuto fare faville. Il motore di tutta la vicenda è Shadow, che veste i panni di un cinico regista che catapulta l'ingenuo Tom di set in set, nel mondo parallelo del cinema, dove celebrità, piacere e ricchezza sono a portata di mano. Per contrasto, il mondo di Anne è reso in modo realistico: le praterie del Texas, con i pozzi di petrolio posseduti dal concreto padre Trulove. Tra le scene più riuscite, quella del cimitero, ambientata in un Luna Park in disuso alla Orson Welles, e quella del manicomio, con una televisione-totem adorata dai matti, una sferzata un pelo moralistica alla dabbenaggine di tutti noi che rinunciamo al mondo per specchiarci nel tubo catodico. Le poche debolezze dello spettacolo sono da attribuire alla direzione floscia di Lazarev, alle imprecisioni nei pezzi d'insieme e al parco voci non proprio esaltante. Unica eccezione: un formidabile William Shimmel, perfetto nei panni del povero diavolo che fa il male più per necessità che per per intima convinzione.
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