Il giovane Don Pasquale

Al Comunale di Treviso va in scena l’opera donizettiana con alcuni dei vincitori del Concorso lirico “Toti dal Monte”

Don Pasquale (foto Giancarlo Ceccon)
Don Pasquale (foto Giancarlo Ceccon)
Recensione
classica
Treviso, Teatro Comunale “Mario del Monaco”
Don Pasquale
20 Ottobre 2021 - 24 Ottobre 2021

Se dal Don Pasquale andato in scena per tre recite al Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso si può trarre qualche conclusione è che nel nostro paese i giovani talenti non mancano nel mondo della lirica. Il celebre dramma buffo di Donizetti era affidato per una buona metà ai giovani vincitori dell’ultimo Concorso lirico “Toti Dal Monte”, a cominciare dall’ottimo protagonista, il ventiquattrenne Adolfo Corrado. Se qualche volta gli manca una certa scioltezza in scena (si deve comunque misurare con un personaggio molto più vecchio), la pienezza di timbro, la duttilità nel mezzo vocale e la padronanza del fraseggio fanno di lui qualcosa di più di una semplice promessa. Non meno convincente è stata la prova del ventunenne Pierpaolo Martella, superato da Matteo Guerzè al “Toti Dal Monte” ma premiato comunque con il riconoscimento alla memoria del baritono Paolo Silveri: con il suo Malatesta, reso con grande eleganza e assoluta padronanza di mezzi, teneva testa a Don Pasquale anche nella divertente scena a due del terzo atto, eseguita in maniera impeccabile. Assente nella recita del 24 ottobre l’altra vincitrice del “Toti Dal Monte” Giulia Mazzola, Norina veniva interpretata dalla spumeggiante Rosalia Cid, che a una grande disinvoltura attorale univa un’esuberanza vocale perfettamente intonata al personaggio. Appena meno convincente invece la prova di Pietro Adaini come Ernesto: anche lui disinvolto in scena, mezzi vocali generosi, ma qua e là si coglie qualche forzatura. Completava il cast, il veterano Antonio Feltracco nel ruolo del notaio, reso con il necessario estro caricaturale come impone il ruolo.

Performance vocali a parte, altro punto di forza della produzione trevigiana era la direzione musicale di Giancarlo Andretta condotta sulla linea dell’eleganza e della leggerezza, ingredienti molto presenti nella partitura donizettiana sempre in equilibrio, fatto salvo qualche languoroso sentimentalismo riservato soprattutto al tenore amoroso, fra il modello comico rossiniano e un certo gusto francese, che si impone soprattutto nei brillanti ritmi danzanti del terzo atto. Alla riuscita musicale della produzione contribuiscono la buona prova dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta e il Coro Iris Ensemble diretto da Marina Malavasi, complice del gioco scenico.

Lo spettacolo, coprodotto con Bassano OperaEstate, il Verdi di Padova e il Sociale di Rovigo, è firmato dal regista Giuseppe Emiliani che serve con gusto la commedia borghese di Donizetti e Rossini spostata senza danno alcuno agli anni Venti del secolo scorso evocati soprattutto nei curatissimi costumi di Stefano Nicolao. Di una certa suggestione anche le scene “immateriali” di Federico Cautero con elementi concreti di attrezzeria mischiati a proiezioni di ambienti piuttosto severi e poco intonate all’epoca scelta per l’azione. Non mancano i tradizionali cliché comici del genere buffo ma tutto è svolto con un certo garbo e lo spettacolo scorre leggero fino all’abituale lieto fine.

Più di un posto vuoto in sala alla recita domenicale, ma il pubblico presente tributa applausi generosi a tutti gli interpreti.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

In programma Čajkovskij e Gon 

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte

classica

La tappa torinese per i sessant’anni della cantante