"Se Mozart fosse morto prima di comporre Il flauto magico, la sua fine sarebbe stata priva di logica". La affermazione è di Paul Klee. Mozart, come è noto, si spense circa due mesi dopo il debutto trionfale del suo estremo capolavoro, al quale, rimasto incompiuto il Requiem, affidò il suo testamento morale e musicale. Opera tremendamente complessa che si presta ad una duplice lettura: la semplice favoletta (il bel principe che va alla ricerca della fanciulla, accompagnato da un buffo servitore), ma anche una indagine più profonda sul bene e sul male, con tanto di riferimenti simbolici massonici. E con la coscienza da parte del musicista della fine vicina. "Oh notte oscura, quando finirai?" si chiede Tamino, alla ricerca dell'amore, della luce, della saggezza. Il Carlo Felice ha allestito uno spettacolo davvero bello. C'era molta attesa per "Il flauto" che mancava dalle scene cittadine dal 1973 e per la prima volta era presentato in lingua originale. Le attese non sono state deluse. Theodor Guschlbauer, sul podio dell'orchestra genovese, ha saputo equilibrare giocosità e drammaticità. Una lettura vivace, scorrevole, anche se non sempre perfettamente calibrata fra voci e strumentale, con qualche sfasatura ritmica, specialmente nel secondo atto. Ma nell'insieme, un Mozart ricco di fascino e di suggestioni. Interessante e godibile la regia di Daniele Abbado, affiancato da Lele Luzzati che ha firmato la scenografia e da Santuzza Calì, autrice dei costumi. Una interpretazione fresca, totalmente rispettosa, pur nella sua modernità, della partitura mozartiana. Spazi vuoti che si riempiono gradualmente, animati da personaggi curiosi, da oggetti che scorrono o calano dall'alto, da scatole magiche che aprendosi e ruotando danno corpo a diverse situazioni (a manovrarli comparse in divisa, quasi si trattasse di una sorta di circo). Luci abilmente dosate e proiezioni (curate da Roberto Manca) concorrono alla creazione di scene di forte impatto visivo. Bene il cast. Carmela Remigio, splendida voce usata con gusto e intelligenza, è stata una deliziosa Pamina. Robert Lee ha vestito con autorevolezza i panni di Tamino, mentre Andrea Concetti ha reso felicemente l'esuberanza e la simpatia di Papageno. Grandi applausi ha riscosso la bravissima Erika Miklosa (Regina della Notte) dopo la aggiacciante "Der Holle Rache", anche se l'avremmo voluta più "cattiva". Daniel Lewis Williams è stato un buon Sarastro nonostante il ruolo non ci sembri totalmente adatto alle sue caratteristiche vocali. Bene tutti gli altri, fra i quali Laura Cherici (Papagena), Sergio Bertocchi (Monostato) e i tre bambini del Tolzer Knabenchor (i tre geni).
Interpreti: Williams / Gorny, Lee / Schneider, Blees, Feltracco, Miklosa / Dell'Oste, Remigio, Cherici, Ragatzu, Comparato, Bandera, Cherici / Cigna, Concetti, Bertocchi, Feltracco, Blees, Solisti del Tolzer Knabenchor
Regia: Daniele Abbado (regia video: Luca Scarzella)
Scene: Emanuele Luzzati
Costumi: Santuzza Calì
Orchestra: Orchestra del Teatro Carlo Felice
Direttore: Theodor Guschlbauer
Coro: Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro Coro: Giovanni Andreoli