Ricreare lo stupore barocco attraverso una scenografia illusionistica creata con gli effetti visivi resi possibili dal digitale, senza nessun tentativo di recuperare un libretto improbabile ma mettendo al centro una musica che trova la propria giustificazione in se stessa: è l'idea di Carlo Fiorini e di Opere New Media Lab per portare in scena l'Orlando. L'idea è ottima, la realizzazione ha momenti buoni e meno buoni, perché la tecnologia è ideale per creare il mondo magico di Zoroastro e le apparizioni di boschi, grotte e templi, ma non basta a trasmettere gli affetti e i diletti della musica.
Alla musica d'altronde pensa Gabriele Catalucci sul podio del Complesso Barocco In Canto - organico ridotto e strumenti d'epoca - che dà all'attacco d'ogni aria ha tutto il vigore e l'incisività inconfondibili di Haendel. Il proseguimento dipende dalle voci, che sono le vere protagoniste, non c'è progresso tecnologico che possa sostituirle. Il piccolo festival umbro ha messo insieme il cast scegliendo attentamente cinque giovanissimi cantanti - alcuni al loro debutto in scena - in grado di cimentarsi con Haendel senza fargli torto, ma che certamente non possono ancora avere la statura - non solo dal punto di vista strettamente vocale ma anche interpretativo - dei cantanti prodigiosi per cui Haendel scriveva. Gloria Petrini affronta con qualche comprensibile timidezza una parte scritta per il Senesino, ma esce con onore anche dalla scena della pazzia d'Orlando, una delle più lunghe e complesse dell'opera seria settecentesca. Lei e tutti gli altri hanno pregi ma anche limiti, per cui ognuno rende bene alcuni aspetti del suo personaggio e meno bene altri. Gli applausi del pubblico sono il giusto premio per il loro impegno e un augurio per il futuro.
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento