Il Ballo torna a Stoccolma

All'Opera di Roma Lopez-Cobos dirige l'opera di Verdi

Recensione
classica
Teatro dell'Opera
Giuseppe Verdi
16 Ottobre 2016
Un Ballo in Maschera è tra le più complesse opere di Verdi e vederlo rappresentato nel modo ideale è raro, se non impossibile, perché ci sarà sempre qualcuna delle sue sfaccettature che è rimasta un po' in ombra a favore di altre. Con questa premessa, l'edizione romana va considerata più che soddisfacente. Jesus Lopez Cobos ne ha tenuto in mano le redini con esperienza, eleganza e sensibilità. È stato elegante nelle parti più leggere, non troppo calcate ma usate con acume per creare atmosfere stranianti - e quasi espressionistiche nella scena del ballo finale - e sottolineare per contrasto la cupezza del dramma. È stato sensibile nel cogliere i fremiti dei vari personaggi e nel portare al calor bianco senza clangori esteriori la temperatura dei momenti più drammatici, quali la profezia di morte di Ulrica, l'orrido campo, lo scontro Amelia-Renato nella prima scena dell'ultimo atto. È stato esperto nell'accompagnare le voci, mettendole a loro agio e valorizzandole, senza però concedere loro libertà ingiustificate. I cantanti erano a loro volta di ottimo livello. Veniva colta perfettamente la differenza di temperamento tra il cavalleresco, generoso Riccardo, il militaresco, ruvido Renato e l'appassionata, istintiva Amelia. Il Riccardo di Francesco Meli era tutto nella sua voce dal bel timbro luminoso, omogenea e sicura in tutti i registri, guidata con tecnica impeccabile anche nei passaggi che esigono agilità, ma un po' avara di colori. Simone Piazzola era rude ma con classe. Non ci sono oggi molti soprani drammatici come Hui He, dalla voce all'antica, robusta e ben timbrata. Completavano il cast l'esperta e sempre efficace Ulrica di Dolora Zajick, lo spigliato Oscar di Serena Gamberoni e un buon gruppo di comprimari, tra cui merita una segnalazione almeno il Silvano di Gianfranco Montresor. (In realtà i nomi dei personaggi non erano quelli consueti, perché l'ambientazione è stata riportata nella Svezia di Gustavo III, come era prima dell'intervento censorio). Nelle scene semplicissime ma centrate di Federica Parolini, la regia di Leo Muscato restava inizialmente in superficie e cercava di nascondere la mancanza di idee con qualche trovata superflua, poi entrava nel vivo dell'opera e dava un valido contributo al successo dello spettacolo, culminato nei lunghi e sonori applausi finali.

Note: Nuovo allestimento in coproduzione con Teatro dell'Opera di Malmö

Interpreti: Francesco Meli/Angelo Villari (Riccardo), Simone Piazzola/Juan Jesus Rodriguez (Renato), Hui He/Julianna Di Giacomo (Amelia), Dolora Zajick/Sara Murphy (Ulrica), Serena Gamberoni/Lucrezia Drei (Oscar), Alessio Cacciamani (Sam), Dario Russo (Tom), Gianfranco Montresor (Silvano), Gianluca Floris (Giudice), Michael Alfonsi/Giordano Massaro (Servo di Amelia).

Regia: Leo Muscato

Scene: Federica Parolini

Costumi: Silvia Aymonino

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Jesus Lopez-Cobos

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Alessandro Verazzi

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