I trucchi live di Goebbels

Il compositore tedesco regista di quartetti e di parole (di Elias Canetti) in uno spettacolo di sorprendente vitalità

Recensione
classica
Limone Fonderie Teatrali Moncalieri
Heiner Goebbels
23 Gennaio 2007
Heiner Goebbels, si sapeva, è uno dei compositori contemporanei dal più spiccato, sicuro, efficace, verificato senso teatrale. Come Battistelli, e pochi altri. Non nel senso del tradizionale fare teatro musicale nei tradizionali teatri d'opera, che è altra cosa, ma nel senso della capacità di concepire progetti teatrali di formato e di linguaggio originali ma dalla confezione non monumentale, e quindi leggera, viaggiabile, coproducibile, visibile in tanti luoghi per molto tempo. "Eraritjaritjaka. Il museo delle frasi", è uno spettacolo ideato e diretto da Heiner Goebbels su testi di Elias Canetti con tanti pensieri sulla musica e altri sulla condizione umana reale o immaginabile. In lingua aborigena Aranda, "Eraritjaritjaka" significa "nostalgia". Qui di musica di Goebbels ce n'è solo un pezzetto: lui ha scelto momenti o movimenti di quartetti o di archi di Sostakovic, Mosolov, Scelsi, Lobanov, Bryars, Crumb, Oswald, Bach, interpretati con flessibilità magistrale dall'olandese Mondriaan Quartet, e su quello recita il geniale attore André Wilms, per cui Goebbels ha preparato un partitura di gesti, di luci, di trucchetti cinematografici con camera a mano prima in registrata finta trasmissione televisiva diretta e poi in diretta visibile in praticabile live (potrete capire solo vedendo, sino al 28 gennaio alle Fonderie Limone per la bella coproduzione Unione Musicale /Teatro Stabile, che apre un ciclo di tre titoli di un "Manifesto Goebbels"). Il teatro di Goebbels, si vede, si gode, è un percorso aperto, che vive nel tempo della sua creazione con gli altri artisti, in prova e davanti a noi spettatori.

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