I labirinti del cuore di Monteverdi
Roma: Madrigali e scherzi d'argomento amoroso con Alessandrini
Recensione
classica
L'Italia, con alcune eccezioni, non ha fatto molto per i quattrocentocinquanta anni dalla nascita di Monteverdi, ma colpisce ancor più sfavorevolmente la scarsa presenza di Monteverdi negli anni normali, come se ci volesse una ragione speciale per ricordarsi di un genio come lui. Ma non è giusto lamentarsene proprio ora, all'uscita da un magnifico concerto dedicato interamente a lui da uno dei suoi più grandi interpreti, Rinaldo Alessandrini, naturalmente insieme al suo Concerto Italiano. Era uno degli appuntamenti di In Musica, una serie di concerti nei siti storici di Roma e del Lazio, e si collegava idealmente alla mostra Labirinti del cuore, in svolgimento in questi giorni a Roma e dedicata alla pittura rinascimentale tra Venezia e Roma: per questa ragione Alessandrini ha scelto solamente brani d'argomento amoroso scritti a Venezia, tratti dal settimo libro dei Madrigali del 1619, dal Quarto Scherzo delle Ariose vaghezze del 1624 e dagli Scherzi musicali del 1632. Una selezione bella quanto interessante, che alternava madrigali notissimi ad altri che si ascoltano piuttosto raramente, a meno di non averne in casa l'incisione. Se la Lettera amorosa è uno dei culmini della passione amorosa, in Monteverdi ma non solo, e si svolge interamente in recitar cantando, molti dei madrigali ascoltati proponevano un amore leggero e talvolta sensuale, su testi giocosi e arguti, affidati da Monteverdi alla seduzione di due soprani, che intrecciano le loro voci e spesso si abbandonano a lunghissime fioriture voluttuose. Ma anche questi testi si concludono quasi sempre con un sospiro o con un lamento e allora Monteverdi con una modulazione improvvisa e con sottili dissonanze ci fa provare i tormenti che si celano sotto le gioie dell'amore. Si finisce con Zefiro torna, non il madrigale famosissimo su testo del Petrarca, ma il delizioso Scherzo musicale su testo di Rinuccini. Poi c'è un bis: cosa di più adatto di Pur ti miro, il duetto che suggella l'amore poco virtuoso tra i due protagonisti dell'Incoronazione di Poppea? Le voci erano quelle di Anna Simboli e Francesca Cassinari, che si muovevano con sicurezza nel mondo monteverdiano. Alessandrini suonava il cembalo e Ugo di Giovanni e Craig Marghitelli le tiorbe: il primo ci ha regalato anche le Cento Partite sopra Passacagli di Frescobaldi, gli altri due l'Arpeggiata di Kapsberger, due splendidi brani suonati splendidamente. Non ultimo motivo del fascino di questo concerto era la sua sede, la Sala Paolina di Castel Sant'Angelo, proprio sotto la grande statua dell'angelo ai cui piedi si svolge l'ultimo atto della Tosca: finalmente si sono ascoltati i madrigali non in un auditorium da mille posti ma in una sala rinascimentale dalle dimensioni e dall'acustica adatta a queste musiche.
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