I Gutter Twins cantano un sogno alla Lynch

Lanegan e Dulli, come gli Everly Brothers, in un originale unplugged in salsa country.

Recensione
pop
Auditorium Flog
28 Gennaio 2009
Dai primi brani sembra che Mark Lanegan non sia in splendida forma. Le mani, con tanto di stelle tatuate, poggiano ferme sulle gambe quasi fosse un bambinone intimidito che canta malvolentieri. Greg Dulli invece mostra subito di saper tenere abilmente il palco. Voce, chitarra e pianoforte non sbagliano un colpo e fanno comprendere a tutti chi è il professionista tra i due, e chi l’artista. L’iniziale sensazione sull’ex-Screaming Trees però molto presto si dimostra errata: Lanegan si stava probabilmente solo scaldando e, dal terzo brano, il pubblico pende letteralmente dalle sue labbra. Dopo poco, l’atmosfera che avvolge la Flog sembra quella di uno dei concerti degli anni Novanta, un Mtv Unplugged dei momenti migliori. La voce grave di Lanegan crea un naturale interplay con le note acute di Greg Dulli e mostra tutta l’anima blues nei brani dell’impareggiabile “I’ll take care of you”, del 1999. Il concerto rotola bene, tra le composizioni di “Saturnalia”, ridotte all’osso in versioni acustiche essenziali, e ancora tra vecchie perle degli Screaming Trees e degli Afghan Whigs. Sul palco, assieme ai due Gutter Twins, c’è il bravo chitarrista Dave Rosser, già Twilight Singers, che arricchisce gli accordi di Dulli, ma con tatto e senza mai esagerare. Perché protagonista del concerto, manco a dirlo, è l’energia ruvida della voce di Lanegan. È strano, fino a pochi giorni fa sarebbe stato difficile immaginare un concerto acustico di queste due colonne della scena rock alternativa degli anni Novanta. Questo live del resto sembra essere preso a piene mani da un assurdo film di David Lynch. In particolare modo nella cover di “All I have to do is dream” degli Everly Brothers: da brividi certo, ma bisogna capire meglio per quale motivo.

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